Le immatricolazioni universitarie nel rapporto annuale ISTAT Stampa

A detta dell'Istituto di statistica, in Italia continuano a calare le immatricolazioni, dopo il picco raggiunto nel 2002-2003. Secondo la Strategia Europa 2020, il 40 per cento dei 30-34enni deve avere un'istruzione universitaria o equivalente. La media Ue è pari al 32,2 per cento e dieci paesi (tra i quali Francia e Regno Unito) hanno già superato il livello atteso. Per quanto riguarda l'Italia, il dato è sconfortante: 19,8 per cento. Il Piano nazionale delle riforme, tra l'altro, fissa l'obiettivo tra il 26 e il 27 per cento, con un incremento atteso di circa 7 punti percentuali rispetto al valore attuale. Le università italiane, però, non sono al passo con quelle di Europa, Giappone e Stati Uniti: tra le prime 100 nel mondo 75 sono distribuite in Usa, Regno Unito, Giappone e Germania, mentre per vedere apparire l'Italia occorre allargare la classifica alle prime 200, dove figura con il 2 per cento dietro Francia (3,5 per cento) e Germania (7). Le immatricolazioni, tra l'altro, continuano a calare.

Le differenze di genere appaiono consistenti a favore delle donne (24,2 per cento di laureate a fronte del 15,5 per cento dei coetanei 30-34enni) e anche la tendenza premia la componente femminile, con incrementi medi di poco inferiori al punto percentuale annuo (più del doppio della corrispondente tendenza per gli uomini).

Le differenze territoriali sono accentuate, con le regioni del Centro nelle migliori posizioni (in Umbria, Marche e Lazio più di un giovane su quattro è laureato) e quelle del Mezzogiorno nelle peggiori (particolarmente Puglia, Campania e Sicilia). Ma anche Veneto e Friuli-Venezia Giulia si collocano al di sotto della media nazionale.

Le tendenze più recenti, infine, indicano una diminuzione sia della domanda potenziale di istruzione terziaria, con un calo dei diplomati tra i 19enni, sia della domanda effettiva, misurabile dal calo delle immatricolazioni rispetto alla popolazione dei diplomati che sono sempre diminuite, segnalando l'esaurimento degli effetti positivi della riforma dei cicli universitari.
(Fonte: rassegna.it 23-05-2011)