In sette anni aumentati del 40% i laureati italiani che lavorano nei paesi OCSE Stampa

Sono circa 65.000 i giovani italiani che hanno scelto la strada dell’emigrazione soltanto nei primi 10 mesi del 2010. Numeri che fanno impallidire le “orde” di tunisini sbarcati in Italia in 25.000 negli ultimi mesi. E che contribuiscono a disegnare i contorni sempre più nitidi di un Paese senza futuro. A lanciare l’allarme questa volta sono i giovani dell’Ance (l’associazione dei costruttori), con il rapporto presentato nel corso del convegno nazionale “Vado o resto?”, tenutosi a Roma.

Una domanda che si sono posti moltissimi giovani, istruiti e di belle speranze, che al “pantano” italiano hanno preferito un futuro all’estero. Sarebbe aumentato del 40 per cento, tra il 2000 e il 2007, il numero degli italiani laureati che attualmente lavorano nei paesi Ocse. Un “esodo biblico” – secondo il presidente dei giovani dell’Ance, Alfredo Letizia – che non riguarda dunque soltanto i cosiddetti “cervelli”, ovvero ricercatori e scienziati, ma anche un gran numero di “altri” talenti e di giovani che hanno l’ambizione di avviare, magari, una propria attività imprenditoriale.

Oltre la metà degli italiani ritiene che oggi l'unica speranza per i giovani che vogliano fare carriera sia andare all'estero. Una sorta di exit strategy. Un viaggio della speranza, che tradisce un clima difficile e di grande inquietudine nel rapporto tra giovani e mondo del lavoro. Questo è uno degli aspetti che emerge dalla XXIX rilevazione DemosCoop per l'Osservatorio sul Capitale Sociale degli italiani. Il 56% degli intervistati condivide l'idea che per i giovani il lavoro, la carriera e il futuro si trovino in primo luogo fuori Italia. Si tratta di un atteggiamento esteso, in modo particolare tra i diretti interessati. Sono soprattutto i più giovani — e in larga parte gli studenti - a pensarla così. Coloro che hanno meno di 25 anni: nel 76% dei casi. Ma tocca anche il 66% di quanti hanno un'età compresa tra 25 e 34 anni. Rispettivamente 20 e 10 punti percentuali in più della media generale. Gli stessi liberi professionisti, in tre casi su quattro, pensano alla scelta dell'estero come sbocco per la carriera dei giovani.
(Fonte: L. Ceccarini, La Repubblica 23-05-2011; C. Ferro. università.it 25-05-2011)