RICERCA MEDICA. IL COSTO DEI RITARDI Stampa

Nei 21 istituti di ricovero e cura a carattere scientifico, i cosiddetti Irccs, lavorano 5.800 ricercatori (altri mille li supportano a livello amministrativo). Sono medici, fisici, chimici, biologi, biotecnologi, ingegneri, statistici ed epidemiologi che con i loro studi forniscono le cure più innovative contro il cancro, le malattie rare e le degenerazioni neurologiche. Quasi uno su due – ossia 2.500, più 500 amministrativi – è precario da tre, cinque, quindici, vent'anni, e il contratto più diffuso è quello co.co.co. Lo stipendio, legato al reperimento di contributi ministeriali, fondi derivanti da bandi di ricerca pubblici e privati (come Telethon e Airc), e proventi del 5 per mille, si aggira sui 1.200 euro netti al mese, difficilmente supera i 1.600. Nessun paese europeo riserva un trattamento così mortificante a una categoria che pubblica oltre 6 mila studi scientifici l'anno sulle più prestigiose riviste internazionali (New England Journal of Medicine, Lancet Oncology, CancerResearch, Clinical Cancer Research, Annals of Oncology).
Il 27 dicembre 2017 per il top dei nostri ricercatori è arrivata la svolta: fine dei contratti precari e riconoscimento di un contratto specifico. Solo che poi c'è voluto un altro anno perché amministrazione pubblica e sindacati si mettessero d'accordo su come scriverlo quel contratto (27 dicembre 2018), e così nel frattempo i migliori 500 cervelli (quasi il 20%) hanno lasciato i laboratori degli ospedali pubblici d'eccellenza per accasarsi nelle più remunerative multinazionali farmaceutiche. Un tira e molla che ha di colpo impoverito la ricerca di punta indipendente, quella che garantisce ogni anno le terapie più all'avanguardia ad almeno 300 mila pazienti. (Fonte: S. Ravizza, CorSera 07-01-19)