LA CONOSCENZA NON COMPARE TRA LE SCELTE DI INVESTIMENTO PER LA CRESCITA E LO SVILUPPO DEL PAESE Stampa

Le scelte di finanza pubblica che emergono dalla lettura della legge di bilancio 2019 delineano un quadro del tutto insufficiente per i settori della conoscenza. Il Governo non cambia la tendenza dei precedenti esecutivi reiterando una politica di definanziamento su scuola, università, ricerca e AFAM. Per quanto riguarda il sistema universitario, la proposta del Governo prevede solo alcuni parziali interventi in termini finanziari ed occupazionali, smentendo nei fatti anche quanto previsto nel "contratto di governo" che prevedeva il superamento del precariato, l'inversione di marcia sul finanziamento ordinario, l'ampliamento dei fondi per il diritto allo studio.
Infatti, la previsione del nuovo reclutamento di 1.000 nuovi ricercatori a tempo determinato di tipo b (v. articolo 24, comma 3, lettera b della Legge 30 dicembre 2010), per i quali vengono messe a disposizione del FFO degli Atenei pubblici rispettivamente 20 milioni di euro aggiuntivi per il 2019 e 50 milioni di euro a decorrere dall'anno 2020, non costituisce certo una significativa inversione rispetto al depotenziamento degli organici conseguente al blocco del turnover attuato negli anni passati. Sugli Enti di Ricerca sono pressoché assenti misure specifiche e non c'è traccia nemmeno degli interventi preannunciati nella Nota di Aggiornamento al DEF, peraltro a nostro avviso insufficienti. Completamente assenti finanziamenti per incrementare i Fondi Ordinari degli Enti, indeboliti da troppi anni di tagli, e per consentire investimenti diretti allo sviluppo delle risorse occupazionali, nonché per il completamento dei processi di stabilizzazione in corso. Vi è l'ennesima riproposizione del "credito d'imposta" per R&S alle imprese con qualche variazione, già sperimentato in passato, con risultati pressoché nulli. (Fonte: Flc Cgil 08-11-18)