RICERCATORI PRECARI. LETTERA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Stampa

Oggi il ruolo dell'Università come faro della vita democratica del nostro paese è in grave pericolo. Da anni nei nostri atenei, infatti, la libertà di acquisire conoscenze viene messa a rischio dalla precarietà a cui sono condannati decine di migliaia di ricercatori. Gli ultimi dati raccolti parlano chiaro: più del 58% del personale universitario è costituito da precari che, con contratti che vanno da pochi mesi ad un massimo di tre anni, garantiscono la sopravvivenza stessa dell'istituzione universitaria. Più del 90% dei precari non avrà mai modo di accedere ad una posizione di lavoro stabile nelle università italiane: molti di loro sceglieranno la via che porta all'estero, altri rinunceranno per sempre alla ricerca scientifica. Per i precari della ricerca è difficilissimo sviluppare liberamente il proprio percorso verso la conoscenza: costretti a saltare da un contratto all'altro, spesso si passa più tempo a preparare bandi, curriculum e concorsi, che a fare ricerca. Spesso si lavora con contratti ai limiti dello sfruttamento, per paghe orarie indegne dell'altissima preparazione acquisita: un contesto che rende impossibile anche solo pensare di progettare una vita con la propria compagna o il proprio compagno, di acquistare una casa, avere dei figli, realizzarsi come persone e cittadini. (Fonte: Da una lettera dei Ricercatori Determinati Sapienza al Presidente della Repubblica 11-12-18)