Un’ondata di abilitazioni a professore associato (15-20.000?) bloccherà i nuovi ingressi Stampa
Dobbiamo chiederci quanti ricercatori di ruolo conseguiranno l'abilitazione a professore associato. La mia stima è che il loro numero si collocherà tra 15.000 e 20.000 e la loro promozione impegnerà tutti i fondi disponibili al sistema universitario. Gli abilitati saranno tanti, perché la grande maggioranza dei ricercatori ha raggiunto e superato le qualificazioni scientifiche vantate dagli attuali professori associati. A che titolo si potrà sostenere che queste qualificazioni sono insufficienti? Del resto, le commissioni non hanno nessun incentivo a essere severe. Se mai è vero il contrario: i settori e le aree che concederanno più abilitazioni avranno un numero maggiore di professori, e si rafforzeranno quindi all'interno delle sedi. Né sarà possibile per le università porre un argine alla promozione ad associato degli "abilitati". Formalmente le università possono decidere come spendere i fondi a loro disposizione. Potrebbero ignorare le richieste di promozione dei loro ricercatori di ruolo "abilitati", e destinare i fondi al reclutamento dei giovani, nei modi previsti dalla nuova legge. O potrebbero invece spendere tutto per la promozione di "abilitati". Si tratta però di una scelta obbligata: i ricercatori di ruolo "abilitati" sono già presenti nell'università e bene in grado di esercitare pressioni anche come elettori del rettore e dei direttori di dipartimento. Essi avranno anche acquisito meriti accettando compiti didattici cui non erano ufficialmente tenuti. Non sarà possibile rifiutare la promozione a chi già svolge i compiti di un professore associato ed è stato dichiarato "abilitato" da una commissione nazionale. Anche a livello nazionale ci saranno forti pressioni sul Ministero perché la ripartizione tra le sedi del fondo di finanziamento tenga conto del numero dei ricercatori "abilitati" presenti in ciascuna sede. Nel caso poi che i fondi disponibili per il sistema universitario non siano sufficienti per tutte le promozioni, è probabile che il problema sia risolto prolungando la validità temporale delle abilitazioni. Il blocco ai nuovi ingressi si protrarrebbe quindi per un numero maggiore di anni. Oltre a bloccare i nuovi ingressi si perderà anche l'occasione di ridistribuire sulla base delle esigenze didattiche, i fondi provenienti dal massiccio pensionamento in atto. I fondi andranno alle sedi, e ai settori, che vanteranno il maggior numero di ricercatori in attesa di promozione. Uno strano risultato per una legge che, fin dal titolo, si propone di "incentivare la qualità e l'efficienza del sistema universitario".
(Fonte: A. Figà-Talamanca, Il Riformista 04-05-2011)