ABOLIZIONE DEL NUMERO CHIUSO A MEDICINA. UN PARADOSSO DELLA MIOPIA POLITICA Stampa

Quella sul numero chiuso è una discussione faziosa: non è di certo quello il nodo da sciogliere quando si parla di istruzione universitaria e in particolare del corso di laurea in Medicina e Chirurgia. Se l'accesso a Medicina fosse libero, le strutture universitarie verrebbero inondate da un numero di studenti 6 volte superiore rispetto a quello attuale. Il numero chiuso è stato istituito nel 1997 per ovviare alle carenze del sistema universitario. Le università, infatti, non hanno strutture sufficienti per accogliere un così grande numero di studenti al primo anno (oltre 60.000 a Medicina): a partire dalle aule di capienza inadeguata, passando dal personale, alla serie di servizi specifici – come laboratori e aule studio – che sono necessarie per un percorso altamente formativo come l'educazione alla professione medica.
La miopia della politica odierna si manifesta tutta in questo paradosso: l'eliminazione del numero chiuso per Medicina viene propagandata come una misura per rendere effettivo il diritto allo studio, ma, di fatto, quel diritto degli studenti verrebbe leso e compromesso. L'università non potrebbe fornire neanche le aule per ospitare così tanti iscritti, né servizi e agevolazioni adeguate come le borse di studio, i posti nei collegi e studentati, o le attrezzature – fisiche ed economiche – per i portatori di handicap. In nome di un'affluenza maggiore si perderebbe l'efficacia dei servizi minimi predisposti dal sistema universitario. Non potrebbe essere altrimenti in un Paese che ogni anno vince la maglia nera per la spesa pubblica del comparto educativo. (Fonte: G. Bitetto, thevision.com 17-10-18)