Nuovo statuto per il Consiglio Nazionale delle Ricerche Stampa
Un Cnr snello, efficiente e pronto a parlare sempre più la lingua del mercato. Per dialogare con le imprese il più grande ente di ricerca italiano potrà partecipare a fondi d’investimento, realizzare spin off industriali o creare società, fondazioni e consorzi con i privati. A chiederglielo è il nuovissimo statuto approvato ieri dal Cda del Consiglio nazionale delle ricerche tra le proteste dei sindacati che lo bocciano. Nel mirino sono finite alcune richieste per il nuovo statuto - in parte poi riformate durante la riunione di ieri - arrivate dal ministro "vigilante" Gelmini, che secondo Uil, Cgil e Anpri (Associazione professionisti della ricerca italiani) rischiano di mettere a repentaglio «l'autonomia scientifica». Il cambio di pelle arriva a oltre un anno dalla riforma degli enti di ricerca (Dlgs 213/2009) e punta a ridisegnare, senza rivoluzionarla, l'architettura del Cnr. Tra le novità di fondo c'è anche l'invito al Consiglio nazionale delle ricerche a diventare non solo un incubatore di scienza, ma anche di idee da trasformare in prodotti e attività imprenditoriali. L'attenzione al mercato arriva su vari fronti: a cominciare dalla scommessa sulle attività di trasferimento tecnologico, prima sparse tra i vari dipartimenti e ora "centralizzate" per diventare uno dei centri nevralgici del nuovo CNR Diverse le novità dello statuto anche sul fronte dell'organizzazione interna: innanzitutto lo «snellimento» dei dipartimenti, il cui numero scende come minimo a 7 (rispetto agli 11 attuali), «ma senza la perdita di aree scientifiche, perché il Cnr continuerà a fare quello che faceva prima». Più snello anche il Cda che sarà composto solo da 5 membri (non più sette), di cui tre di nomina del ministro. Le altre due nomine dovrebbero "contendersele" le regioni, le università, Confindustria o la comunità scientifica. (M. Bartoloni, Il Sole 24 Ore 25-01-2011)