CHE COSA CHIEDE UN RETTORE PER L’UNIVERSITÀ A CHI CI GOVERNA Stampa

Romano Prodi ebbe a scrivere nel '91 sul Sole 24 Ore "Non si può essere ricchi e ignoranti per più di una generazione". Sta oggi alle Università - e in particolare a quelle tecniche - rinnovarsi e contaminare il sistema produttivo entrato in crisi con nuovi professionisti dotati di senso critico, responsabilità sociale e attitudine al lavoro in gruppo; alzare lo sguardo verso il futuro con la ricerca interdisciplinare e convincenti catene per il trasferimento tecnologico; rassicurare e abituare al cambiamento una società in forte disagio condividendo con essa conoscenza e dandole speranza. Chiedo tre cose a chi ci governa perché questo possa accadere:
- più investimenti in nuovi docenti e ricercatori: molte Università hanno rapporti studenti/docenti circa doppi rispetto al resto d'Europa. Questo va a scapito della qualità della didattica e del tempo che è possibile dedicare alla ricerca;
- una drastica semplificazione burocratica: più autonomia responsabile e più controlli ex post per evitare di perdere energie in pratiche sterili e ritrovare il tempo per fare bene il proprio lavoro;
- una valutazione che sposti l'attenzione dalla competizione tra singoli alla valorizzazione del gioco di squadra e della progettualità delle strutture (Dipartimenti, Scuole, Atenei interi), per promuoverne un miglioramento continuo e il raggiungimento di obiettivi di sistema in tempi ragionevoli. (Fonte: G. Saracco, rettore del PoliTo, La Stampa 07-03-18)