UK. LE VALUTAZIONI DEGLI STUDENTI E IL LORO IMPATTO SUI DOCENTI. LA RIFORMA BLAIR E L’AUMENTO DEGLI STUDENTI E DELLE TASSE Stampa

Nel Regno Unito le valutazioni degli studenti sono importantissime perché essi pagano tasse salate e il loro parere è tenuto in grande considerazione. «Si, è vero – conferma Elisabetta Zontini, professoressa di Sociologia all'università di Nottingham –. Se gli studenti se ne lamentano, i professori possono essere convocati dal preside di facoltà e messi sotto osservazione. All'inizio dell'anno, uno dei nostri obiettivi più importanti è prendere un buon voto dalle matricole e, se non succede, la nostra valutazione come docenti ne risente». «I professori lo sanno e fanno di tutto per farsi amare dagli allievi – aggiunge –. Si sono alzati i voti degli studenti perché, pur di farli contenti, li si tiene buoni anche così. Un 2.1 di adesso, che corrisponde a un 28 delle università italiane, si prende molto più facilmente di quindici anni fa. I voti si danno con molta più leggerezza».
Negli atenei di tutto il Regno Unito chi impara non è più uno studente desideroso di approfondire la materia, ma un vero 'cliente' che paga per una merce che deve essere di una certa qualità. Il rapporto tra giovani e professori è cambiato per sempre con l'introduzione delle tasse universitarie nel 1998. Una scelta adottata dal governo laburista di Tony Blair. «Fino ad allora l'istruzione universitaria britannica era ottima, anche se molto elitaria, con il sistema del tutoraggio che metteva a stretto contatto alunni e professori, come ai tempi di Aristotele e Platone. Così si preparavano le élite, meno del 10% della popolazione, per le quali pagava lo Stato», spiega il professor Michael Alexander. Ma, poi, venne appunto Blair e il Paese decise di ammettere nelle aule universitarie moltissimi studenti in più e di imporre tasse più salate per pagare i costi dovuti al numero in forte espansione degli iscritti. Oggi una laurea, in UK, costa circa 31.500 euro, ai quali vanno aggiunti 15.000 euro di vitto e alloggio se si studia a Londra o poco meno di 14.000 se si studia nel resto del Paese. È possibile fare un mutuo, che però va poi restituito in modo graduale, una volta che lo stipendio supera la soglia dei 28.000 euro. La popolazione universitaria è passata dai 909.300 studenti dell'anno accademico 1985-86, alla vigilia della riforma di Blair, ai 2,32 milioni del 2017. Il doppio delle cifre del nostro Paese, se si pensa che l'Italia, nel 2017, contava 1.654.680 iscritti contro il milione e 113.000 che si era registrato nel 1985. (Fonte: S. Guzzetti, www.avvenire.it 03-04-18)