LA CONOSCENZA E I SUOI NEMICI Stampa

Autore: Thomas M. Nichols. Ed. Luiss University Press, 2018, 246 pg.
È il manifesto della rivoluzione dei competenti, vale a dire di quel recente moto di ribellione che vorrebbe rimettere le cose al suo posto: gli esperti parlano, gli americani con una bassa conoscenza di base ascoltano. Uno studio recente dice che gli abitanti degli Stati Uniti non sono più ignoranti di cento anni fa, ma per Nichols questo non è un dato consolante nemmeno un po': vuol dire che sono rimasti fermi allo stesso livello mentre tutto attorno a loro il mondo diventava sempre più sofisticato e sempre più difficile da capire, soprattutto se tutto quello che hai a disposizione sono un paio di pregiudizi rozzi orecchiati su Internet. La realtà è che c'è poco da fare: chiunque con un po' di buon senso e di intelligenza ammette che gli specialisti sono necessari e che anche un gesto naturale come fare colazione al mattino è in realtà il frutto di competenze incrociate che per la maggior parte sono al di là della nostra portata, perché non possiamo fisicamente occuparci di tutto e sapere tutto. La vecchia boutade "la specializzazione è per gli insetti", dello scrittore di fantascienza Robert Heinlein, è appunto soltanto una boutade e se abbiamo bisogno degli esperti per fare colazione, figurarsi quanto abbiamo bisogno di loro in altri campi. Eppure non vogliamo ammetterlo, anzi, la conoscenza altrui ci fa scattare la voglia di contestazione. Il fenomeno non è nuovo - avverte Nichols - "lo farei risalire alla fine degli anni Sessanta, come parte della cultura giovanile che è rimasta e che è cresciuta poi negli anni Settanta". Gli americani disprezzano il sapere, disprezzano gli esperti e in generale disprezzano chi ne sa più di loro. Ma adesso è un fenomeno in accelerazione e ce ne accorgiamo di più in tutti i campi, dalla politica alla medicina. Nel giro di pochi anni siamo saltati giù da un livello che era già basso e preoccupante - quindi: mancanza di informazioni e antipatia generica verso i competenti - e siamo atterrati al livello "disinformazione", superando di slancio il livello intermedio della "cattiva informazione". E non ci siamo fermati lì, perché poi siamo scesi al livello ancora sotto, quello dell'"errore aggressivo": la gente adesso non soltanto crede alle sciocchezze, ma si oppone a imparare di più pur di non abbandonare le sue convinzioni. È "la morte della competenza". Che infatti è il titolo originale del libro e suona molto più cupo di quello scelto per la versione in italiano. (Fonte: D. Ranieri, Il Foglio 16-02-18)