RECLUTAMENTO. IL PROBLEMA DELLA CONVENIENZA AD ASSUMERE DOCENTI INTERNI Stampa

I processi di valutazione dovranno proseguire, seppur migliorati nei numerosi punti tuttora difettosi. Gli obiettivi della valutazione sono molteplici e uno emerge, per quanto interessa il reclutamento: assumere mediocri o addirittura somari deve divenire seriamente penalizzante per la struttura che li accoglie. A questo fine è essenziale che il costo dell'assunzione del meno bravo «interno» debba essere uguale a quello del bravo «esterno», mentre oggi è assai inferiore. Questa perversa conseguenza dell'autonomia finanziaria delle sedi ha favorito una endogamia accademica del tutto preoccupante: ormai i cinquantenni hanno fatto, in gran numero, tutta la carriera – laurea, dottorato, assegno di ricerca, ricercatore, associato, ordinario – nella stessa sede. E di conseguenza si è rarefatta, fino quasi a scomparire, la mobilità. La convenienza ad assumere in ogni caso gli interni – indipendentemente dal loro valore – che garantiscano comunque i numeri per la didattica, favorisce e sollecita evidentemente anche i «traffici» per la loro abilitazione.
Altra questione antica – e sulla quale di tanto in tanto viene focalizzata l'attenzione mediatica, seppure sempre in un quadro di forte spregio per l'università tutta, identificata in «baronie» per vero ampiamente minoritarie – è quella del rapporto con le attività professionali. Si dice che i danari delle ricche, ricchissime libere professioni collegate ad alcuni settori scientifico-disciplinari siano il motore di molto mercimonio accademico concorsuale, anche se a volte vi restano impigliati, con la conseguente volgare esposizione mediatica, stimatissimi tempopienisti. Se questa è una delle componenti del problema delle irregolarità nei reclutamenti, si trovi il coraggio di tagliare il nodo ambiguo, e in alcuni casi perverso, tra professione e ricerca/insegnamento. Se in qualche area disciplinare si giudica significativo e importante l'apporto didattico dello stimato professionista, gli si attribuiscano incarichi temporanei di insegnamento ma lo si tenga lontano dalla cooptazione delle nuove leve accademiche. (Fonte: G. G. Balandi, Il Mulino 11-10-17)