Raffaele Cantone ha finora interpretato il suo ruolo senza i rigori giustizialisti a cui avrebbe teoricamente potuto essere sollecitato. Tanto per iniziare, il presidente dell'ANAC osserva che "negli atenei c'è un deficit etico". È vero? I professori sono per lo più corrotti? Perché loro sì e gli altri no, o meno? Domande che è lecito farsi, ma a cui non si può rispondere che in un solo e unico modo: i professori sono più o meno eticamente reprensibili quanto qualsiasi altra categoria. Non esiste una specificità dovuta alla professione o alla corporazione. Detto altrimenti, anche fra di loro ci sono sia le brave persone sia i farabutti. Come ovunque. Quel che non si capisce è perché un magistrato debba farsi "misuratore" dell'eticità diffusa in un ambiente o in una società. L'eticità, in punta di diritto, non significa nulla se non si converte in reato. E, proprio per evitare questo, esiste la legge. Che dovrebbe essere certa, rapida e puntuale. Cosa che in Italia non sempre, o forse quasi mai, è. Ora la terapia proposta da Cantone, e il suo modo di ragionare, mostrano in pieno come egli sia, come un po' lo siamo tutti noi, dietro questa mentalità regolistica e punitiva che non risolve i problemi. (Fonte: C. Ocone, huffingtonpost.it 29-09-17) "Non credo che la corruzione si combatta con questo tipo di prevenzione, che previene poco o nulla. I problemi si prevengono conoscendoli, e la corruzione si conosce solo facendo le indagini, gli arresti e i processi, non controllando la regolarità delle pratiche amministrative e burocratiche". (Fonte: P. Davigo, intervistato da FQ 25-08-17)
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