Perché Tremonti è costretto a tenere stretti i cordoni della borsa Stampa
Giulio Tremonti avrebbe potuto evitare di scontrarsi con il Ministro Gelmini per un emendamento alla legge sull’Università che comporta una maggiore spesa di 90 milioni nel 2011, di 263 per il 2012, di 400 per il 2013, di 253 per il 2014 e di 480 a regime. Una legge che consente di promuovere per concorso (non automaticamente) 9000 ricercatori al posto di professore associato, sostituendo parzialmente i professori ordinari e associati che vanno in pensione nello stesso periodo, in numero molto alto, anche per effetto della riduzione a 68 anni dell’età di pensionamento degli associati e a 70 degli ordinari contenuta nello stesso disegno di legge. Perché la Ragioneria generale dello stato ha detto - e proprio ora - che non c’è la copertura di questa modesta cifra, di fronte a una riforma universitaria che con varie operazioni riduce strutturalmente la spesa universitaria? Il Ministro Tremonti dice che risolverà il problema a fine dicembre con il decreto mille proroghe e Umberto Bossi dice che “ i soldi si troveranno”. Perché allora e non ora? La verità è che con questo gesto di forza contro Mariastella Gelmini, Tremonti vuol far sapere ai colleghi ministri e agli interfaccia internazionali, che ha il pieno controllo della situazione finanziaria italiana sia allo scopo di tenere alto il livello di credibilità del nostro debito pubblico, sia allo scopo di avere una adeguata capacità negoziale nella riscrittura del patto di stabilità europeo di fronte alla Germania, che ha chiesto sanzioni automatiche per chi non riduca in modo rapido e costante il suo rapporto debito Pil in eccesso al livello del 60%. (F. Forte, l’occidentale 19-10-2010)