RICERCATORI A TEMPO DETERMINATO A E B. NECESSTÀ DI UNA TUTELA CONTRATTUALE UNIFORME Stampa

Si è già accennato (vedi articolo) a come probabilmente nei fatti già esista un problema di conformità del regime della docenza a quelle esigenze di indipendenza e di “non ricattabilità” che in quell’articolo si ricordavano. Problema che si estende e si aggrava sulla base della considerazione del dato per cui una crescente percentuale del corpo docente svolge la propria attività in un regime ancora diverso e più fragile, che potremmo definire quasi un tertium genus, quello dei ricercatori a tempo determinato. Siano di tipo A o B, essi appaiono collocati in un limbo che li vede privi di pressoché ogni garanzia, come ... “color che son sospesi”. Tale generazione di studiosi sarebbe peraltro la prima e unica potenziale destinataria (nel caso di accesso al ruolo docente) di una eventuale misura che introducesse la contrattualizzazione, giacché ogni tentativo di estenderla retroattivamente al personale già in servizio, o di applicarla a chi via via accede alle fasce superiori della docenza, si dovrebbe scontrare con inevitabili censure di illegittimità. Allora sembra di poter rilevare che a meritare una riflessione urgente e tutta l’attenzione del sindacato non dovrebbe essere tanto il problema de iure condendo e futuribile oggi posto (quello della contrattualizzazione dei docenti) quanto quello delle tutele oggi mancanti per tutta l’ultima generazione di studiosi. In proposito ci si può chiedere se una diversa e più morbida accoglienza avrebbe potuto trovare la proposta di introdurre una tutela contrattuale uniforme su scala nazionale delle figure RTD rispetto a quella ora avanzata invece circa i professori e i ricercatori a tempo indeterminato. (Fonte: R. Calvano, Roars 31-08-17)