RESPONSABILI ENTRAMBE LE PARTI QUANDO LA CINGHIA DI TRASMISSIONE TRA IL SISTEMA DELLA RICERCA E QUELLO DELL’INDUSTRIA NON FUNZIONA Stampa

“Pur con mezzi non paragonabili a quelli degli altri Paesi, l’Italia ha comunque una buona produzione scientifica”, commenta Emilio Paolucci, vicerettore per il trasferimento tecnologico del Politecnico di Torino. “Come il resto d’Europa, con la Germania che fa parziale eccezione, siamo però meno bravi degli Usa a trasformare i risultati in applicazioni con un impatto economico e sociale”. Non solo per colpa delle università, spiega Andrea Piccaluga, professore di Management dell’innovazione alla Scuola Superiore Sant’Anna e presidente di Netval, la rete degli uffici di trasferimento tecnologico delle università italiane, di cui fanno parte anche Cnr ed Enea: “Gli atenei fanno il loro lavoro”. Che non è, nello specifico, quello di fare ricerca applicata. Tanto è vero che “i docenti vengono valutati solo in base a pubblicazioni scientifiche e insegnamento: per far carriera non conta nulla, invece, la capacità di trasferire nuove tecnologie alle aziende”.
…e alle piccole imprese mancano le competenze per rapportarsi con gli atenei – Che, a loro volta, “spesso non hanno le competenze minime necessarie per interfacciarsi con il mondo della ricerca. Se in organico non c’è nemmeno un ingegnere o un dottore di ricerca è difficile anche capire di che cosa si ha bisogno”. Morale: se la cinghia di trasmissione tra il sistema della ricerca e quello dell’industria non funziona, le colpe stanno da entrambe le parti. Per questo, secondo il docente della Sant’Anna, gli interventi necessari sono due: “Bisogna incentivare i docenti a impegnarsi nel trasferimento tecnologico, introducendo anche questo parametro tra quelli considerati per le valutazioni. E occorre che le piccole imprese investano per assumere almeno un dottore di ricerca. (Fonte: C. Brusini, FQ Economia 18-09-17)