IL REGISTERED REPORT, UNA NUOVA TIPOLOGIA DI ARTICOLO SCIENTIFICO Stampa

La cosiddetta crisi di riproducibilità è la presa di coscienza da parte della comunità scientifica dell’impossibilità di ripetere molti dei risultati pubblicati sulle riviste di settore. Un problema non da poco, che mette in crisi uno dei capisaldi della scienza moderna: la sua oggettività, garantita appunto (almeno a livello teorico) dalla possibilità di ripetere e verificare in ogni momento i risultati di un esperimento. Proprio in questi giorni ha fatto il suo debutto uno dei tentativi di soluzione più radicali: il registered report, una nuova tipologia di articolo scientifico pensato per attaccare alla radice le cause di questa crisi, che da oggi sarà accettato, e pubblicato, sulle pagine di Bmc Medicine, una delle più prestigiose riviste mediche del pianeta.
Sotto pressione, schiacciati dalla logica del publish or perish (letteralmente pubblica o muori, una formula che indica la necessità di pubblicare a ritmo sostenuto per mantenere una posizione prestigiosa a livello universitario) molti ricercatori possono cedere però alla tentazione di ritoccare i risultati, cambiando in corso l’obiettivo di uno studio per garantire un risultato positivo, e quindi più facile da pubblicare. E proprio da atteggiamenti di questo tipo, ritocchi dei dati o dei protocolli sperimentali per facilitare la pubblicazione del proprio studio, nasce la crisi di riproducibilità.
È per affrontarla, eliminando i due bias, che nasce il concetto di registered report: una tipologia nuova di articolo scientifico che vuole garantire la pubblicazione delle ricerche indipendentemente dal risultato, e impedire al contempo che sia modificato in alcun modo il protocollo degli studi. In un registered report uno studio è sottoposto alla rivista prima che s’inizino a raccogliere i dati, e questa lo valuta basandosi unicamente sul tema affrontato e sulla qualità del protocollo sperimentale scelto. Ottenuto l’ok, i ricercatori sanno che il loro lavoro sarà pubblicato in ogni caso, indipendentemente dai risultati, e procedono quindi con la raccolta dei dati. Ottenuti i risultati, questi sono nuovamente sottoposti a peer review, per verificare che non sia stata effettuata nessuna deviazione dal protocollo proposto. E se tutto va come sperato, l’articolo viene quindi pubblicato. Una risposta tutto sommato semplice alla crisi di riproducibilità, nata qualche anno fa proprio nell’ambito della psicologia (uno dei campi più colpiti dal problema) ma che solo oggi sbarca finalmente su una delle più importanti riviste scientifiche del pianeta. Gli altri grandi dell’editoria scientifica seguiranno l’esempio di Bmc Medicine?
A Registered Report is an article format that includes only the rationale and proposed methodology behind the study (with some pilot data potentially included). The initial report is peer-reviewed and accepted in principle, based on the strength of the suggested methods and hypotheses. Other assessment criteria include the importance of the research question(s) and its potential implications for future research, policy or practice; and the novelty and need for the study vis-à-vis existing literature and the arguments presented by the authors.
A second round of peer review is conducted to assess compliance with the original report and the validity of the conclusions. A report that passes this stage is guaranteed publication as a complete article.



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(Fonte: S. Valentini, HOME SCIENZA LAB 25-08-17. https://blogs.biomedcentral.com 24-08-17)