LE UNIVERSITÀ ITALIANE DOVREBBERO “FARE SISTEMA”, CONVERGERE INVECE DI COMPETERE Stampa

Paola Severino, da ottobre 2016 rettore della Luiss, l’ateneo promosso da Confindustria, è convinta “che la nostra cultura è spesso vittima di pregiudizi, ma è anche oggetto di forte e crescente attrazione dall'estero. E’ un capitale che si può valorizzare, e molto”. Sta di fatto che poche università italiane sono incluse e ben posizionate nei ranking internazionali. «Ai nostri atenei sono assegnate posizioni inferiori a quelle che meriterebbero. Chi fa le classifiche adotta criteri in linea con i propri parametri culturali, per lo più anglosassoni. Le università italiane hanno compiuto comunque grandi progressi». Che piani ha per "scalare le classifiche"? «Accetto la battuta perché semplifica le cose, noi però lavoriamo non solo per i ranking ma perché il nostro ateneo e il sistema universitario italiano siano sempre più riconosciuti come uno dei punti di eccellenza del Paese. Gli obiettivi principali ai quali io e l’ateneo, in perfetta intesa con la presidente Marcegaglia, stiamo lavorando sono tre: internazionalizzazione, interdisciplinarietà, preparazione di professionisti per imprese private e istituzioni». Manager pubblici? «Luiss e da sempre vicina anche al mondo delle istituzioni. L'ambizione è una collocazione analoga a quella dell'alta scuola francese Ena. L'università dovrebbe essere protagonista nel compito nobile di formare e riformare la pubblica amministrazione, per renderla più competente, più trasparente e semplificarne i meccanismi». «Un appello? Meglio parlare di convinzione e auspicio: le università italiane dovrebbero "fare sistema", convergere invece di competere. Per affermare a livello internazionale l’eccellenza culturale e II modello formativo interdisciplinare, qualità ancora non percepite fino in fondo all’estero. E sulle quali andrebbe "acceso un faro" con il contributo di tutti, sistema pubblico e privato». (Fonte: S. Bocconi, Corriere/Economia 22-05-17)