UNIVERSITÀ FUTURA. TRA DEMOCRAZIA E BIT Stampa

Autore: Juan Carlos De Martin. Ed. Codice, Torino, 236 pgg.
Questo è un libro importante per chiunque si interroghi sul futuro della nostra università. In primo luogo, è un libro che smonta radicalmente alcuni persistenti luoghi comuni. Ma soprattutto è un libro che torna a porre l’attenzione su una questione centrale quanto trascurata: il senso della missione civile dell’università – una questione che non si può ridurre all’importanza del cosiddetto “terzo pilastro”, ma che investe il senso del progetto di società che stiamo (o non stiamo) costruendo. Il modello seguito dalle università più accreditate a livello mondiale è quello dei liberal studies: ovvero offrire agli studenti un menu molto ricco e diversificato di opzioni formative che permetta loro di scegliere con ampi margini di personalizzazione un percorso di studio che serva soprattutto a consentire loro la formazione di un senso critico e di una curiosità intellettuale che diventeranno la base su cui costruire le loro future competenze professionali, quali che siano. È soltanto al momento della specializzazione che le opzioni formative si concentrano su un nucleo tematico preciso, e quindi su una gamma relativamente ristretta di opzioni professionali, nella consapevolezza che qualunque percorso di specializzazione non potrà che essere provvisorio in un contesto socio-economico nel quale le esigenze delle imprese e i relativi profili professionali evolvono con una rapidità tale da rendere la formazione continua non più una scelta ma una necessità. Nella visione di De Martin, l’università non è un’appendice strumentale del sistema produttivo, ma è un luogo chiave dell’architettura civile di una società (e di un’economia) avanzata. E se diventa capace di interpretare questo ruolo in modo davvero efficace, l’università può diventare un motore di cambiamento sociale decisivo. C’è da augurarsi che il libro sia letto con attenzione non soltanto dai professori e dagli studenti, ma anche da chi ha oggi il potere di decidere se l’Italia dei prossimi anni riuscirà ad essere una società della conoscenza innovativa e propositiva o un Paese marginale e senza idee. È molto probabile che la differenza la farà la qualità del nostro sistema universitario. (Fonte: P. L. Sacco, IlSole24Ore 07-04-17)