LA TRIPLICE MISSIONE DELL’UNIVERSITÀ, LA MULTIVERSITÀ E IL PENSIERO DEL PAPA Stampa

È diventata ormai prassi diffusa quella di articolare i compiti dell’università secondo la formula della “triplice missione”, con un’espressione che agli obiettivi tradizionali della formazione e della ricerca affianca quello della diffusione della conoscenza nell’interazione con il territorio. Ci vogliono centri di formazione e di studio non autoreferenziali e chiusi in se stessi, ma consapevoli che il servizio alla società fa parte dei propri doveri. Per questo, fin dal sorgere dell’idea di “terza missione” dell’università, si è coniato il neologismo “multiversità”, a indicare la necessità di una comunità universitaria capace di valorizzare le differenze della società su cui va a incidere e di rispondere alle mutevoli esigenze che si presentano in ogni epoca. In realtà le cose sono andate diversamente e l’Università è diventata una “multiversità” soprattutto per la frammentazione dei saperi. Siamo molto lontani dall’«uno» evocato dall’etimo di università. Governare intellettualmente questa complessità è tanto difficile quanto prioritario. Il senso dell’educazione universitaria da recuperare è quello della trasmissione di un sapere capace di costruire un’intelligenza critica e creativa, non ristretta alla ripetizione dei modelli diffusi. In questo orizzonte, le istituzioni accademiche devono aiutare a scrutare più profondamente il mistero dell’uomo, per comprendere il suo ruolo di interprete, di custode e di edificatore del mondo, di ricercatore della verità, di costruttore di convivenza pacifica e di dialogo. Anche se veniamo da un periodo ricco di riforme e cambiamenti e, alla luce dei risultati ottenuti, sembra proprio non sia finito il tempo di “pensare l’università” nella direzione delle prime parole che papa Francesco ha indirizzato al mondo della cultura, pochi mesi dopo la sua elezione. Nel discorso tenuto il 22 settembre 2013 durante la visita pastorale a Cagliari, Francesco definì l’università «luogo in cui si elabora la cultura della prossimità». L’Università – spiegava il Papa in quella occasione – «è luogo privilegiato in cui si promuove, si insegna, si vive questa cultura del dialogo, che non livella indiscriminatamente differenze e pluralismi - uno dei rischi della globalizzazione è questo - e neppure li estremizza facendoli diventare motivo di scontro, ma apre al confronto costruttivo. Questo significa comprendere e valorizzare le ricchezze dell’altro, considerandolo non con indifferenza o con timore, ma come fattore di crescita». E questo perché – ha sottolineato il Papa, visitando l’Università Roma Tre e accennando ai rischi che vive l’Europa – «la chiusura in se stessi o nella propria cultura non è mai la via per ridare speranza e operare un rinnovamento sociale e culturale». (Fonte: N. Galatino, IlSole24Ore 08-04-17)