MEDICINA. IL PROBLEMA DEGLI SPECIALIZZANDI CHE SOSTITUISCONO I MEDICI. NORME AL PALO DA ANNI Stampa

La questione riguarda quasi cinquemila giovani che studiano per diventare medico. La formazione degli specializzandi, che dopo la laurea seguono per altri cinque anni i corsi della specialità scelta, è di fatto senza regole. Le norme regionali che devono disciplinare la materia sono inapplicate da sette anni. Così adesso i rettori degli atenei lombardi si rivolgono alla commissione Sanità di Regione Lombardia. In cerca di una soluzione. I futuri dottori sono invisibili per legge. Le norme in vigore sono chiare: «In nessun caso l’attività del medico in formazione specialistica è sostitutiva del personale di ruolo» (articolo 38, comma 3 del decreto legislativo 368 del ‘99). In realtà loro, spesso e volentieri, sostituiscono i dottori. Le guardie di notte fatte senza che il medico di ruolo sia presente in ospedale (ma solo reperibile telefonicamente), i giorni festivi trascorsi in reparto o al Pronto soccorso in solitudine, le visite ambulatoriali effettuate mentre il medico tutor visita altri pazienti nello studio accanto, la presenza in sala operatoria come secondi operatori (invece che come terzi) sono una prassi. I futuri dottori sono super utilizzati, ma trasparenti. Più che un’ingiustizia, è una realtà controproducente per la loro formazione. Una situazione che può ripercuotersi direttamente sui malati, visto che si tratta dei medici che si prenderanno cura dei pazienti in futuro. L’ambiguità della situazione è tutta in questo cortocircuito: gli specializzandi possono essere sfruttati, ma nessuna legge al momento prevede dei veri percorsi di crescita che li portino ad acquistare una progressiva autonomia alla luce del sole. La questione oggi è d’attualità più che mai e per fortuna si sta imponendo nell’agenda politica di Regione Lombardia. Ora che il problema è finalmente entrato nell’agenda politica, c’è da augurarsi che non venga più ignorato. (Fonte: S. Ravizza, CorSera Milano/Cronaca 07-05-17)