UNIVERSITÀ E RICERCA. LE POLITICHE PERSEGUITE, LE POLITICHE ATTESE. IL DIFFICILE PERCORSO DELLE AUTONOMIE UNIVERSITARIE (2010-2016) Stampa

Volume pubblicato sul sito del CUN. 82 pgg.
82 pagine, fitte di analisi, tabelle, grafici, riferimenti a leggi, considerazioni, proposte stilate dal Consiglio Universitario Nazionale. Un bilancio che, però, presenta molte cifre in rosso: gli italiani laureati sono al di sotto della media dei Paesi OCSE; diminuisce la percentuale dei neo-diplomati che entrano nell’università, con punte particolarmente negative in alcune aree soprattutto del Sud e delle Isole; è scarso il riconoscimento che il nostro mercato del lavoro tributa alla formazione universitaria; è troppo elevato il numero degli abbandoni; malgrado la prevalenza di studentesse iscritte, restano marcate differenze svantaggiose rispetto ai maschi. Altro capitolo: la ricerca. Anche qui la valutazione si è finora affidata troppo a numeri e quantità, non sempre riuscendo ad entrare adeguatamente nel merito della qualità. Passando alla progressione di carriera dei docenti, il CUN stima che, per allinearci agli standard internazionali, occorrerebbe aggiungere al personale attuale almeno 2mila ordinari, non meno di 4mila associati e almeno 2mila ricercatori. Il CUN si preoccupa anche della condizione in cui oggi versano i giovani ricercatori assunti su posizioni temporanee e troppo poco tutelate. In conclusione, la situazione attuale dell’Università, per tanti aspetti così problematica, pone pesanti limiti all’autonomia organizzativa, finanziaria, scientifica e didattica, in contrasto con quanto la Costituzione prevede per il bene del Paese. (Fonte: recensione di Roars 03-03-17)
Commenti alla recensione:
È assolutamente stupefacente quanto siano serie, pacate, costruttive le prese di posizione del CUN. Si può non condividerle, ma colgono spesso il cuore del problema e propongono anche soluzioni Come si spiega una cosa del genere? Perché il CUN è così solo ed emarginato (si vede anche dagli scarsi commenti qui), mentre ognuno di noi subisce e spesso emula e accarezza i carnefici. Questa sindrome di Stoccolma non si spiega. (Braccesi).
A mio parere c’è una spiegazione semplice del perché “il CUN è così solo ed emarginato …, il CUN non distribuisce FFO e punti organico. Il CUN non scrive ranking. Il CUN non paga centinaia e centinaia di esperti di valutazione/membri GEV etc. etc. (A. Baccini).
Aggiungerei che il CUN non dipende dai finanziamenti ministeriali. I rettori invece non possono permettersi di inimicarsi il governo, perché rischierebbero di danneggiare la propria sede.
Lo stesso purtroppo si applica anche ai presidenti degli enti di ricerca, peraltro (quasi tutti) nominati dal governo. Osservo peraltro che nel passato, e sicuramente negli anni ottanta il CUN era legato al potere politico attraverso i sindacati che dominavano le elezioni dei membri del CUN. (A. Figà Talamanca)