COME UN PROFESSORE DI UNIVERSITÀ TELEMATICA DIFENDE L’E-LEARNING Stampa

Lo studente universitario è un giovane con un’avanzata formazione ed è in grado di gestire autonomamente parte degli studi. Ancora oggi in Italia, la maggioranza degli universitari acquista i testi delle varie materie e studia per proprio conto il programma, andando all’università solo per sostenere l’esame. Soprattutto gli studenti fuorisede seguono in genere questo percorso. Un professore che insegna con un corso telematico, che si collega in videoconferenza per fare un seminario o per comunicare con uno studente, non ha quei limiti che incontra un docente che in una sala parla attraverso un microfono a degli studenti, che a volte neanche lo vedono. Se uno studente vuole parlare con me può venire in sede il martedì o il giovedì, mi può inviare un’e-mail, può collegarsi via skype dal lunedì al venerdì, ma può contattare anche per telefono o via e-mail uno dei miei capaci collaboratori. Se uno studente del primo anno di Giurisprudenza volesse seguire una lezione della mia materia, di Filosofia del diritto, in un’università tradizionale potrebbe farlo solo in certi giorni e in un’ora stabilita. Se una o più volte fosse impossibilitato a farlo, perderebbe le lezioni e non potrebbe più recuperarle. Uno studente del mio corso ha in piattaforma le lezioni, che può sentire in qualsiasi ora o giorno della settimana. Lo studente per usufruire di servizi come i seminari e il ricevimento degli studenti deve recarsi all’università, in determinati giorni ed in certe ore e questo non avviene o avviene solo saltuariamente per la maggioranza degli iscritti. Se il docente vuole essere più reperibile e comunicare in modo più rapido e funzionale deve farlo per via telematica. Ma quest’ultima modalità è ancora considerata di mero supporto all’altra e non sempre usata adeguatamente. (Fonte: A. Moriggi, unicusano tag 24 31-01-17)