Nota dell’associazione italiana editori su pubblicazioni scientifiche e valutazione della ricerca Stampa

La valutazione della ricerca è negli ultimi mesi al centro del dibattito in molte sedi, politiche e accademiche. In tutto il mondo i risultati di ricerca si valutano prevalentemente attraverso le pubblicazioni scientifiche, cioè i prodotti degli editori. Per questa ragione l’AIE, che raggruppa gli editori italiani e operanti in Italia, ritiene di poter contribuire al dibattito in corso. Gli editori rivendicano il proprio ruolo di mediatori culturali in ambito scientifico pronti ad offrire quelle garanzie di terzietà nel processo di selezione delle pubblicazioni che da sempre costituiscono la cifra più autentica del loro lavoro. In questa veste offrono alla comunità accademica italiana una serie di riflessioni.

Procedure di selezione delle pubblicazioni

La scientificità delle pubblicazioni deve essere definita in ragione dell’esistenza di procedure di selezione rigorose che garantiscano l’indipendenza e terzietà del giudizio, senza che però sia prescelta una singola procedura, indipendentemente dal contesto editoriale. Il modello del peer review anonimo è un punto di riferimento nelle prassi editoriali italiane e internazionali, ma non può essere considerato come unico modello esistente. In particolare, le pubblicazioni che si rivolgono a pubblici più ampi spesso non seguono procedure standard di revisione dei pari.

Citazioni e impatto delle pubblicazioni

Le citazioni sono una misura dell’impatto delle pubblicazioni sulla letteratura scientifica e solo su questa. Il loro uso esclusivo implica pertanto rischi di autoreferenzialità1. Inoltre, non sempre sono disponibili dati sufficienti per una misurazione attendibile. In particolare, i dati citazionali sono disponibili più per le discipline scientifico tecnico mediche che per quelle umanistiche, più per le riviste che per le monografie e più per le pubblicazioni elettroniche che per quelle a stampa.

Scelta dei criteri nelle procedure di valutazione

La valutazione non può essere trasformata nell’applicazione meccanica di criteri prefissati che talvolta danno l’illusione dell’oggettività, ma sono solo “formali” quando non formalistici. In particolare, laddove i dati citazionali disponibili sono scarsi, come per le monografie o le scienze umane, e si utilizzano misure pseudo-quantitative basate su punteggi attribuiti secondo criteri alternativi, un’analisi approfondita del contesto editoriale di riferimento è a nostro avviso indispensabile.

Valutare le pubblicazioni o le sedi di pubblicazione

I metodi che si concentrano sull’impatto delle singole pubblicazioni sono preferibili rispetto a quelli sulle sedi di pubblicazione. Lo sono per ragioni metodologiche: una stessa rivista, o collana editoriale può accogliere pubblicazioni di qualità molto variabile. Lo sono ancor più per gli effetti sul mercato, per le barriere all’ingresso che i secondi creano (gli articoli pubblicati in una nuova rivista avrebbero un impatto zero, così che il lancio di una nuova rivista diviene molto più difficile). Pertanto, tali sistemi di valutazione preservano le posizioni degli editori esistenti e, tra questi, dei più consolidati. AIE, pur rappresentando prevalentemente questa tipologia di imprese, ritiene che la valutazione puntuale dei prodotti sia preferibile.

Carenza di dati bibliometrici nella realtà italiana

La carenza di dati citazionali deve essere affrontata come tale, con un’ottica di medio periodo. Gli editori italiani sono interessati a ragionare sui modi per migliorare i dati sulle pubblicazioni scientifiche italiane, in stretta collaborazione con l’università e con le migliori iniziative internazionali.

Pubblicazioni cartacee e digitali

Le pubblicazioni cartacee sono generalmente assenti dalle banche dati citazionali. La scelta se pubblicare un testo su carta o in versione digitale (o in entrambi i modi) risponde a criteri editoriali e commerciali indipendenti dalla qualità della pubblicazione. Una discriminazione tra l’una e l’altra categoria di prodotti è pertanto ingiustificata.

Funzione editoriale e impatto della ricerca sulla società

In molte discipline, dove il dialogo tra accademia ed esterno è più importante, deve essere posto il problema della valutazione dell’impatto delle pubblicazioni sul resto della società. Nella tradizione italiana vi è un particolare spazio per la cosiddetta “editoria di cultura” che nasce in ambienti accademici e dialoga con comunità di lettori più ampie, influenzando lo sviluppo culturale del paese e la formazione delle classi dirigenti. La misura dell’impatto delle pubblicazioni su comunità extra-accademiche può tener conto della loro diffusione3.

Editoria scientifica, professionale, divulgativa e didattica

In Italia, specie in alcune discipline, la distinzione tra editoria scientifica, divulgativa e didattica è meno netta che in altri contesti, ed esiste piuttosto un continuum tra monografie puramente di ricerca, quelle rivolte o professionali, e quelle strettamente divulgative o didattiche. Quando, a premessa di quasi tutti i documenti in materia, si dice che “sono escluse le pubblicazioni divulgative e didattiche” si presuppone l’idea che la distinzione sia semplice. Il che non corrisponde alla realtà editoriale italiana.

Liste di  editori ed effetti sul mercato editoriale

La compilazione di “liste” di sedi di pubblicazioni rischia di entrare in conflitto con principi generali, persino di rango costituzionale4. Come ha di recente sottolineato il CUN, per le monografie la redazione di liste di case editrici o di collane “scientifiche” è “una pratica del tutto sconosciuta in tutti i Paesi che hanno affrontato il problema della valutazione della produzione scientifica”. Vi sono molte ragioni per cui ciò avviene. Ragioni pratiche, considerata l’impossibilità di concepire un progetto di classificazione di tutte le case editrici del mondo (né si potrebbe limitare l’esercizio alle case editrici nazionali: qualsiasi discriminazione a favore o contro gli editori nazionali è semplicemente inconcepibile). Ancor più, vi sono ragioni connesse alla libertà di stampa: qualsiasi lista di “sedi editoriali” accreditate produrrebbe una proscrizione per chi non ne faccia parte. Per queste ragioni, gli editori italiani sottolineano la loro contrarietà alla compilazione di qualsiasi lista di case editrici o di collane. (Milano, 15 luglio 2010)