Richieste di modifiche - proposte alternative Stampa
A) Art. 9, comma 17. “ Salvare “ il triennio contrattuale 2010 - 2012, stipulando i relativi CCNL e limitando l’ attribuzione degli aumenti contrattuali solo dall’ ultimo giorno del 2012. In tal modo non si avrebbero aggravi di spesa per il triennio 2010 - 2012. Le categorie non subirebbero il danno permanente della perdita dell’ inflazione 2010-2012. Soprattutto, si salverebbe il nuovo modello contrattuale previsto dagli accordi del gennaio e dell’ aprile 2009, all’ interno del sistema pubblico (vedi sopra Problemi di costituzionalità).

B) Art. 9, commi 1,2 e 3. Eliminare sia le riduzioni che il blocco alle retribuzioni dirigenziali o comunque più elevate (vedi sopra Problemi di costituzionalità).

C) Art. 9, comma 21 Introdurre la seguente variante “per il personale di cui al comma 2° dell’art. 3 del dlgs n. 165/2001 la maturazione degli automatismi stipendiali (per classi e scatti) è differita di tre anni, a partire dal 1° Gennaio 2011 con successiva attribuzione del valore economico che si sarebbe maturato nel corso del triennio, senza dar luogo a competenze arretrate. Il periodo di differimento concorre alla maturazione degli automatismi stipendiali spettanti dal 1° Gennaio 2014”.

D) Art. 12, commi 7 e 10. Eliminare lo scaglionamento delle buonuscite di importo più elevato.

PROPOSTE ALTERNATIVE (A SU A etc.):
A) Tagli selettivi sulle singole voci di spesa (ad es. appalti per pulizia locali, informatica, etc.) operati da Commissioni indipendenti (anche Bankitalia, Istat, etc.) col metodo del benchmarking, o della fissazione di standard di spesa, con un meccanismo contabile che preveda: un taglio immediato sul totale degli stanziamenti (ad es. del 10 %); la destinazione di una quota consistente (ad es. del 40 %) di questi a un Fondo da ridistribuire successivamente tra le diverse amministrazioni in base ai risultati del lavoro delle Commissioni; il mantenimento della quota residua (nell’ es.: il 50 %) ai bilanci delle amministrazioni, per garantire la prosecuzione, nell’ immediato, delle attività.

B) Ristrutturazione degli organici dirigenziali nelle diverse amministrazioni, anche col metodo di cui al punto precedente. In generale, occorrerebbe ridurre in misura sensibile le dotazioni organiche dirigenziali di prima e seconda Fascia che attualmente risultano eccessivamente dimensionate e, conseguentemente: 1) individuare i (pochissimi) incarichi dirigenziali generali aventi il ruolo di guida di una macrostruttura (Capi Dipartimento; Segretari Generali) ; 2) procedere ad una riclassificazione dei posti di funzione dirigenziale, di 1^ e di 2^ Fascia, riducendo in modo significativo il numero complessivo degli stessi; 3) istituire la categoria dei “quadri superiori“, cui attribuire i punti di direzione di minore importanza. La ratio sottesa alla proposta è quella della valorizzazione della funzione dirigenziale, che risulterebbe svolta da un numero congruo (ma non espanso) di soggetti competenti e professionali, alla guida delle amministrazioni del Paese, per il rilancio dello stesso, nonché quella del risparmio della spesa Riconoscere, ad esempio, che una funzione dirigenziale è riconducibile alle responsabilità ascrivibili ad una 2^ fascia dirigenziale e non ad una 1^ fascia comporta, nelle Amministrazioni centrali, un risparmio medio di 80.000 € annui. Operando in tal modo, si potrebbe agevolmente superare il ricavato dei tagli già previsti. E si tratterebbe di risparmi strutturali, collegati anche al migliore funzionamento delle amministrazioni conseguente all’ alleggerimento degli organigrammi.

C) Il ritorno alle condizioni di pensionamento per limiti di età precedenti all’ intervento operato dall’ art. 72 del d.l. 112/2008 (65 anni elevabili a 67 a domanda dell’ interessato). Va superata, in questi termini, la contraddizione tra un indirizzo che ha puntato a metter fuori anticipatamente soprattutto i dirigenti (con 40 anni di contributi), per poterne rioccupare i posti, con l’ indirizzo più generale teso a posticipare i pensionamenti, per risparmiare sulle pensioni. Tale ripristino, accoppiato ad un eventuale aumento dell’ età pensionabile del personale di sesso femminile, porterebbe ad una dilazione dei pensionamenti, e dunque anche dell’erogazione delle buonuscite. (Fonte: USPUR)