Il presidente del CUN sul rinovamento del sistema universitario Stampa

Proprio nei peggiori momenti di crisi e di pessimismo sul futuro possono maturare piccole, tacite rivoluzioni che appartengono più alla sfera del fare che a quella del dire: è il caso dell’autoriforma silenziosa che ha caratterizzato, negli ultimi mesi, la vita dell’università italiana. Il mondo accademico, attraverso l’opera del suo organo di rappresentanza, il Consiglio universitario nazionale (CUN), ha compiuto, infatti, una serie di micro-rivoluzioni che rappresentano la migliore risposta ad una campagna mediatica negativa di inusitata violenza, intesa a dipingere la comunità universitaria italiana come la sentina dei peggiori vizi nazionali.

Senza voler negare la realtà di una crisi che investe l’università, alla pari del resto del Paese, si è spesso avuta la sensazione che, invece di quantificare e qualificare la reale consistenza di alcuni fenomeni censurabili e di mettere in campo gli opportuni provvedimenti normativi per limitare gli errori e gli abusi, si sia voluto colpire in modo indiscriminato tutto il mondo universitario: quasi a giustificare, con questo, politiche punitive di esclusiva riduzione di spesa. Atteggiamento di estrema miopia perché la ricerca, insieme all’alta formazione, sono fra le istanze più avanzate del nostro Paese nello scenario della globalizzazione, che trova proprio nella competizione tra le istituzioni universitarie uno dei suoi momenti più intensi.

Al di là di superficiali ottimismi, l’affermazione che l’università italiana è oggetto di una cattiva stampa troppo spesso immeritata trova tangibile riscontro nel raffronto tra gli elevati indici di produttività scientifica dei nostri ricercatori e dei settori di ricerca più avanzati e la non elevata quantità di finanziamenti disponibili per la ricerca. Altrettanto vero è che, grazie alla nostra antichissima tradizione, altri settori scientifici, come quelli delle scienze umane, hanno la possibilità di esprimere invidiabili unicità. Purtroppo, le nostre università sono invece perdenti nei ranking internazionali per i dati derivanti dagli indicatori di qualità organizzativa e di internazionalizzazione della didattica, ma non certo per la qualità della scienza prodotta…La comunità accademica italiana ha suggerito in quale modo il rinnovamento del sistema universitario possa realmente avviarsi sulla strada della valutazione, della trasparenza e della internazionalizzazione. Questa serie di azioni piccole e grandi di rinnovamento ha posto le basi perché la riforma elaborata dalla politica s’innesti su proposte condivise ed accettate dal mondo universitario. L’esperienza passata insegna che un colloquio costante tra la politica ed il mondo accademico è assolutamente necessario perché non si ripetano gli errori del passato (testo completo su UNIVERSITA’ PRONTA ALLA RIFORMA di A. Lenzi, Paradoxa 1-2010)