La valutazione della ricerca e l’ANVUR Stampa
A conclusione di queste brevi riflessioni (vedi testo completo) su un tema (la valutazione della ricerca), di grande complessità ed oggetto di dibattito continuo anche nei Paesi di più antica tradizione nel campo della valutazione della ricerca, è opportuno sottolineare alcuni rischi. Il primo è che un'ANVUR, ridimensionata nelle competenze e strutturata come un organismo emanazione del ministro, invece di essere la leva per il miglioramento della qualità e la semplificazione del funzionamento del nostro sistema scientifico, finisca col diventare un'ulteriore struttura burocratica che si aggiunge a quelle già esistenti favorendo ancora una volta i comportamenti opportunistici che hanno spesso caratterizzato la vita accademica nel nostro Paese. Un ulteriore rischio che mi sembra di intravedere è un'insufficiente consapevolezza dei tempi e dei costi della valutazione. La valutazione ex-post della ricerca richiede tempo ed i miglioramenti della performance delle istituzioni coinvolte non si potranno apprezzare significativamente nel breve termine, che è il tipico orizzonte temporale di chi opera a livello politico. Inoltre, occorre aver sempre presente che una buona valutazione è un'attività costosa ed impegnativa che, se ben eseguita, contribuirà a cambiare cultura e comportamenti all'interno del sistema scientifico italiano e, come tutti i buoni investimenti, produrrà benefici ampiamente superiori al suo costo. L'importante è non pretendere risultati immediati ed avere anche la pazienza di costruire gradualmente le strutture e formare le competenze professionali necessarie nel settore della valutazione che oggi sono certamente insufficienti nel nostro Paese. (L. Bianco, MATEPristem UNIBOCCONI 20-04-2010)