La scienza, l’istruzione superiore e l’innovazione: il secondo tempo della concorrenza cinese Stampa
In Cina finora l’aumento della produttività è stato l’obiettivo dominante, come se anche un modesto rallentamento di questa poderosa corsa potesse rompere in modo irreparabile tutti i delicati equilibri che hanno permesso alla Cina di percorrere il cammino dello sviluppo ad una velocità mai sperimentata in precedenza. Una velocità che si riesce a comprendere solo visitando le immense nuove università costruite negli ultimi anni. Pur avendo ormai “pascolato” per le sedi universitarie di tutto il mondo, non trovo infatti paragone con gli ultimi “campus” cinesi costruiti dal nulla, dove decine di migliaia di studenti alloggiano vicino alle aule e a immensi laboratori all’avanguardia in tutti i settori della scienza e ormai in rete con le migliori università del mondo. Da quando, nel 1998, l’allora presidente Jiang Zemin lanciò un nuovo programma per l’istruzione superiore le iscrizioni all’università sono aumentate in quattro anni del 165% e ancora del 50% nei successivi quattro anni. Fa davvero impressione visitare uno di questi nuovi insediamenti universitari, con quarantamila studenti, tremila professori e vedere tutto in piena attività in un pomeriggio di sabato. Non ci si deve perciò stupire se più di metà della crescita cinese viene attribuita all’enorme aumento dell’istruzione a tutti i livelli sia sotto l’aspetto qualitativo che quantitativo. Entrando in contatto con queste realtà e vedendo il livello di eccellenza raggiunto e la profondità dei rapporti con le strutture produttive (dai cantieri navali alle imprese farmaceutiche, dalle biotecnologie alle energie alternative) non vi è alcun dubbio che sia già cominciato un secondo tempo della concorrenza cinese, quello fondato sulla scienza e l’innovazione. (R. Prodi, Il Messaggero 18-03-2010)