I muri portanti della riforma Stampa

Abbattere o anche solo scalfire i due muri portanti della riforma Gelmini sull'università, governance e reclutamento, vorrebbe dire mettere a repentaglio la tenuta del disegno di legge all'esame del Senato e i suoi intenti innovatori. E con 828 emendamenti da esaminare il rischio di "annacquamenti" - paventato sabato scorso dal presidente di Confindustria Emma Marcegaglia - può dirsi tutt'altro che superato. Non è tanto il numero delle proposte di modifica a preoccupare il relatore Giuseppe Valditara (Pdl) e i collaboratori del ministro Gelmini quanto il loro impatto su due aspetti specifici. A cominciare dalla separazione tra CDA e Senato accademico che alcuni emendamenti vorrebbero rendere meno netta, eliminando la possibilità di nominare dei membri esterni nei consigli di amministrazione oppure facendo del Senato una semplice «camera di compensazione» tra il potere dei vari presidi.
Altro tema delicato è la richiesta di istituire accanto a ordinari e associati anche il ruolo «transitorio ad esaurimento del professore universitario aggregato» per i ricercatori che si trovano temporaneamente in quel ruolo, come proposto dal senatore Raffaele Calabrò (Pdl). Un'ipotesi, si mormora a viale Trastevere, che se accolta creerebbe «una terza fascia ope legis e totalmente sganciata dalle risorse di bilancio degli atenei».
Dal 14 aprile la sorte del DDL Gelmini sarà più chiara visto che la commissione Pubblica istruzione di Palazzo Madama comincerà a votare gli emendamenti. Oltre ai 22 che recepiscono le annotazioni della commissione Bilancio e alle correzioni meramente tecniche o formali dovrebbero passare alcune delle proposte di modifica targate Valditara e su cui il MIUR è pronto a dare parere favorevole. Come l'attribuzione al CDA del potere disciplinare sul proprio personale mentre oggi il rettore può solo rivolgersi al CUN, la semplificazione delle procedure per le chiamate locali e la precisazione che nel tetto annuo di 1.500 ore lavorative per i docenti non rientrerà la ricerca laddove andrà certificato lo svolgimento di «almeno» 350 ore per la didattica. (Eu. B., Il Sole 24 Ore 13-04-2010)