ROMA. LA PRESENZA DEI DOCENTI NON È UN AGGRAVIO DI COSTI ALL’UMBERTO I Stampa

«I professori universitari hanno lo stesso stipendio degli altri che operano nel comparto ospedaliero: non vengono certo pagati 2 volte perché sono docenti e medici. Il 62% di quella retribuzione è a carico dell'Università, mentre solo il restante 38% pesa sul bilancio del Policlinico. Quindi la presenza dei docenti nelle corsie dell'Umberto I non rappresenta un aggravio per le casse del sistema sanitario regionale ma, al contrario, è un beneficio a basso costo ed un valore aggiunto». Tiene a precisarlo più volte il rettore dell'Università Sapienza, Eugenio Gaudio, dopo la notizia sul Dossier stilato dall'azienda ospedaliera dell'Umberto I contro quella che è stata definita la «spesa per i professori universitari, che ammonterebbe a parecchie centinaia di milioni di euro» e i presunti «privilegi riservati al personale universitario, che compromettono il bilancio aziendale» a causa della duplice funzione dei docenti-medici in servizio al Policlinico. A rivelare il Dossier è stato il procuratore del Lazio presso la Corte dei Conti, Angelo Raffaele de Dominicis, nella requisitoria che accompagna il giudizio di parificazione del rendiconto regionale per l'esercizio 2014, di cui «Il Tempo» ha dato conto recentemente. Rettore Gaudio, ma allora perché l'azienda ospedaliera scrive di "privilegi riservati al personale universitario"? «Non c'è alcun privilegio, credo ci sia stato solo un fraintendimento. Probabilmente quel Dossier si riferisce ad alcuni casi di personale amministrativo, ma non medico. Pochi casi, al massimo una decina, di amministrativi che credo siano stati equiparati a dirigenti dopo alcune procedure, già sottoposte peraltro al vaglio della magistratura. Il costo complessivo annuale di tutto il personale ammonta a 190 milioni, di cui 119 a carico dell' Università e solo 71 sul bilancio del Policlinico, che dunque si avvantaggia sia dell'operato dei nostri 704 medici-docenti, che dei restanti 1905 dipendenti amministrativi e socio-sanitari, coprendo solo il 38% dei costi». (Fonte: A. Sbraga, Il Tempo 30-12-15)