BILANCI DEGLI ATENEI E POSSIBILITÀ DI ASSUNZIONI Stampa

Senza entrare nei dettagli tecnici, la salute dei bilanci universitari viene misurata in base a due indicatori: il peso degli stipendi in rapporto alle entrate (fondi statali e contributi studenteschi), e l'incidenza delle uscite per personale e oneri di ammortamento del debito (indicatore di «sostenibilità finanziaria»). Sul primo aspetto, il rapporto fra stipendi ed entrate è tendenzialmente in calo, proprio per effetto dei vincoli al turn over posti negli ultimi anni a tutta la Pubblica amministrazione, con la conseguenza che le università dedicano al personale il 69,6% delle proprie entrate contro il 72,4% di due anni fa. Questa media nasconde però realtà molto diverse fra loro, perché mentre al Politecnico di Milano, alla Bicocca e a Roma Tor Vergata le buste paga oscillano tra il 50 e il 60% delle entrate, a Cassino e alla Seconda università di. Napoli si avvicinano pericolosamente al 90%. Differenze simili si incontrano sulla «sostenibilità finanziaria», che tiene conto anche degli oneri di ammortamento del debito: in questo caso l'allarme, oltre che a Cassino e Napoli II, suona in particolare a Benevento e Sassari. La parentela stretta fra possibilità di assunzioni e condizione dei bilanci riduce in media i «punti» assegnati al Sud, anche se questa media conosce eccezioni come dimostra il fatto che il turn over più ampio si incontra a Potenza e Catanzaro. Rispetto all'anno scorso, però, la forbice si è ridotta, anche per alcuni ritocchi alle regole: il ricambio minimo, riservato agli atenei con i conti più in sofferenza, è cresciuto dal 20 al 30%, mentre per quelli con i bilanci più brillanti è stato introdotto un tetto massimo al 110%. L'effetto combinato di questi due interventi ha ovviamente ridotto le distanze, e per accorgersene basta calcolare le medie territoriali: quest'anno gli atenei meridionali hanno diritto a un turn over del 41%, contro il 34% del 2014, mentre al Nord si scende dal 66 al 63%. (Fonte: G. Trovati, IlSole24Ore 14-09-15)