CINA. IL MERCATO DELLA PRODUZIONE E DELLA PROMOZIONE DI TITOLI SCIENTIFICI PRIVI DI VALORE Stampa

Lo scorso anno l’Economist ha puntato l’attenzione sulla produzione scientifica della Cina e i suoi giornalisti sono giunti alla conclusione che “as China tries to take its seat at the top table of global academia, the criminal underworld has seized on a feature in its research system”, visto il sempre più frequente ricorso alla falsificazione dei dati volto a far apparire come successi ricerche fallimentari o di esito contraddittorio, o alla pubblicazione in fake journals per rimpinguare il proprio curriculum, nella convinzione, a quanto pare condivisa da molti studiosi cinesi, che “administrators are unqualified to evaluate research, Chinese scientists say, either because they are bureaucrats or because they were promoted using the same criteria themselves”, o addirittura sono pronti a promuovere tali comportamenti eticamente discutibili per poi far passare come loro meriti risultati a prima vista lusinghieri. In breve, dalle proiezioni dell’Economist risulta che quello sia ormai divenuto in Cina un autentico mercato, capace di quintuplicare il fatturato in appena un paio d’anni e di proporsi come opzione interessante anche al di fuori dei confini nazionali. Infatti, concludono gli autori dell’inchiesta, nei sistemi che hanno importato solo negli ultimi anni i più articolati tentativi di offrire rigorose valutazioni comparative dell’attività di ricerca “research grants and promotions are awarded on the basis of the number of articles published, not on the quality of the original research”, con effetti dirompenti proprio sulla scrittura scientifica e sul modo di interpretare il proprio lavoro quotidiano da parte degli studiosi. (Fonte: A. Mariuzzo, Roars 18-01-2015)