VALUTAZIONE. INTERVISTA A FIORELLA KOSTORIS Stampa
Fiorella Kostoris, membro del direttivo dell'ANVUR (Agenzia nazionale per la valutazione del sistema universitario e della ricerca), è convinta che il rinnovamento degli atenei sia possibile e inevitabile: «Ci sono le sacche di resistenza, ma la gran parte degli studenti e dei professori è pronta ad accettare la valutazione, così come avviene in tutti i Paesi dell'Ocse». Lei si è interessata per molti anni di università, anche a livello internazionale. Qual è la condizione dei nostri atenei? Perché abbiamo tanti ritardi nei confronti internazionali? «Siamo tra gli ultimi tra i 27 Paesi dell'Unione europea ad aver introdotto la terzietà della valutazione esterna. Abbiamo ritardi, prima ancora che di realizzazione, nella maturazione delle scelte. Ma il nostro percorso è avviato. I primi a parlare di necessità della valutazione sono stati Luciano Modica e Walter Tocci, due esponenti dei Democratici di sinistra. Poi questa cultura è stata fatta propria anche dal centrodestra e in particolare dal ministro Mariastella Gelmini. ANVUR è nata il 2 maggio del 2011, qualche mese prima della caduta del governo Berlusconi. E' stato un passaggio positivo, nonostante i problemi. Oggi, anche tra i docenti, è cresciuta la disponibilità alla valutazione. In alcuni casi, addirittura c'è attesa ed entusiasmo». Come sono posizionate le università del Mezzogiorno? E' vero che proprio al Sud c'è maggiore resistenza? «Non c'è grande differenza tra le diverse aree geografiche. Per anni, dal Sud al Nord, si è enfatizzata solo l'autonomia; i guasti si sono registrati un po' ovunque. Adesso è il tempo della responsabilità e della valutazione. La responsabilità è il valore più alto. Così sarà più facile la valutazione, a cominciare da quella interna. ANVUR è nata bene, è un'agenzia indipendente, pubblica ma non governativa. Sappiamo che il sistema ha bisogno di una scossa per vincere resistenze e situazioni di degrado … Il nostro problema è che dagli atenei escono laureati con ottime nozioni, ma con insufficiente capacità di rielaborare le conoscenze acquisite, quello che chiamiamo pensiero critico e capacità di combinare in modo flessibile saperi e informazioni. Questo ci è richiesto dai cambiamenti che coinvolgono il mondo e per questo dobbiamo recuperare il tempo perduto».
(Fonte: T. Tondo, La Gazzetta del Mezzogiorno 10-12-2012)