VALUTAZIONE. COME SI TRASFERISCE LA “CULTURA DELLA VALUTAZIONE” NELL’UNIVERSITÀ |
In realtà la cosiddetta “cultura della valutazione” nasce in ambito aziendale, in risposta alla maggiore complessità delle organizzazioni e per far fronte all’impossibilità di misurare prestazioni multidimensionali. Dal punto di vista delle organizzazioni, il mix di variabili qualitative e quantitative che determina il successo di un prodotto ha reso necessarie strategie atte a perseguire più obiettivi in parallelo. Dal punto di vista delle risorse umane, la prestazione è divenuta più difficilmente misurabile lungo una sola dimensione (ore di lavoro, quantità di prodotto, ecc.) anche a causa della molteplicità di mansioni assegnate a ciascuno. Il controllo multidimensionale difficilmente può essere perseguito attraverso una procedura di valutazione basata semplicemente sulla “misurazione”. Una frequente semplificazione identifica la valutazione con la misurazione, mentre la misurazione è solo uno degli elementi necessari alla valutazione, ne è strumento ma non ne costituisce l’essenza. Per valutazione, invece, si intende normalmente l’avvio di un processo “interno” attraverso il quale: - sono stabiliti obiettivi da raggiungere, - sono definite politiche coerenti con il raggiungimento di tali obiettivi, - è verificata la coerenza dei risultati ottenuti rispetto agli obiettivi prefissati. Il processo mira principalmente a rendere trasparenti le scelte ed evidenziare gli sforzi per il miglioramento, non semplicemente a misurare, anche se la misurazione è uno strumento del processo. Pertanto, la valutazione non ha come obiettivo principale quello di emettere un giudizio, ma quello di “costringere” organizzazioni e persone al miglioramento continuo. Di conseguenza, la valutazione non impone parametri da raggiungere dall’esterno, ma impone agli individui e alle organizzazioni di darsi degli obiettivi (misurabili) e di fare il possibile per raggiungerli. |