RICERCA. UN ESEMPIO DELLA CRISI DEL SISTEMA DELLA RICERCA. IL CASO DI UN “CERVELLO” MESSO IN FUGA Stampa

Paesi come Francia, Germania e Inghilterra, per non parlare di Svezia, Danimarca e Finlandia, negli anni Sessanta e Settanta hanno organizzato la loro economia attorno alla scienza, mentre l'Italia smantellava le esperienze più avanzate di ricerca scientifica e fallivano periodicamente tutti i tentativi di riforma dell’università. Il genetista Adriano Buzzati Traverso già nel 1956 aveva definito l'Università «un fossile denutrito» e, riportando i giudizi imbarazzanti di organismi internazionali sullo stato della ricerca italiana, concludeva: «la nostra università è avulsa dalla vita del paese, ha una struttura interna sorpassata, e in essa aleggia ancora un’aurea medioevale». Egli riassumeva le ragioni di questa situazione in tre problematiche generali: in primo luogo, il bilancio sempre troppo magro per l'istruzione, «gran male fatto all’Italia dalla mancanza di senso di responsabilità, di coraggio civile, dal rinunciatarismo e dalla superficialità di ministri della Pubblica Istruzione, di Consigli superiori dell’istruzione, di rettori di università e di professori succedutisi durante gli ultimi quattro decenni». Nel 1962 Buzzati Traverso fonda a Napoli il Laboratorio Internazionale di Genetica e Biofisica, in collaborazione con il CNR, e nel 1964 si spinge ancora più avanti, lavorando con il fisico Eduardo Caianiello e il chimico Alfonso Maria Liguori alla creazione di un’area di ricerca. I progetti di rinnovamento furono, però, presto vanificati dalle guerre accademiche e ideologiche, sollevate da chi non voleva che il Laboratorio di Buzzati divenisse un centro europeo sganciato dalle locali logiche di potere. Il fronte dei professori conservatori, saldandosi in una inquietante alleanza con gli studenti, riuscì a far dimettere Buzzati Traverso dalla direzione del Laboratorio di genetica e biofisica – divenuto nel frattempo uno dei maggiori centri europei di biologia – a seguito dell’occupazione nella primavera del 1969 di circa un’ottantina di persone che protestavano affinché le borse di studio fossero trasformate in impieghi statali e si sciogliessero i legami che nel frattempo il laboratorio aveva intessuto con gli Stati Uniti. Successivamente, all’Istituto furono tagliati anche i fondi di ricerca e Buzzati Traverso si risolse a partire per Parigi, chiamato a lavorare presso l’Unesco. Fu, questo, un caso eclatante e tuttora irrisolto di “cervello messo in fuga” per motivazioni che attendono ancora di essere indagate a fondo e che forse potrebbero gettare luce sulle possibili vie d’uscita dalla crisi dell’educazione.
(Fonte: M. Cuccurullo, roars.it 16-12-2012)