IL PARADOSSO DEI LAUREATI INTROVABILI Stampa
Abbiamo pochi laureati rispetto ai maggiori Paesi europei ma, nonostante ciò, secondo il Censis quasi uno su quattro non lavora. C'è dunque un eccesso d'offerta: i neolaureati sono più di quanto domandino le aziende. Ma è proprio qui che arriva il paradosso, e lo certifica l'ultima rilevazione del sistema Excelsior di Unioncamere. Una quota cioè di domanda che resterà inevasa e che traccia l'identikit dei profili professionali «introvabili». Come mai, però, un eccesso di offerta di laureati (visto il loro relativamente basso tasso di occupazione) produce comunque figure professionali introvabili? Ovvero quali sono le cause di questa inefficienza del mercato del lavoro che non riesce a far incontrare domanda e offerta? Secondo le imprese testate da Excelsior le risposte sono diverse a seconda del profilo del laureato. Per esempio si ritengono molti dottori in economia «non adeguatamente formati», al punto da richiedere un titolo post laurea. Per gli ingegneri, invece, l'offerta non soddisferebbe la domanda aziendale di profili altamente qualificati. Anche i diplomati, infine, pur se in maniera minore dei laureati, soffrono del paradosso dell'introvabilità (tasso del 18,7%), con un picco (-28,7%) per gli indirizzi nautici e aeronautici. Dunque tanti italiani cercano lavoro e non lo trovano. Ma, nonostante tutto, la stessa sorte può capitare anche alle aziende: hanno bisogno della «persona giusta da assumere» ma non la trovano. Sono oltre 65.000 i lavoratori «di difficile reperimento», il 16,1% del totale delle assunzioni non stagionali programmate nell'anno (406.820), secondo una ricerca di Unioncamere. In testa c'è il progettista di sistemi informatici, con l'84,6% delle ricerche che stentano a trovare la persona giusta. Ma la crisi ha colpito anche questi lavori cosiddetti «introvabili»: in generale il numero è in forte calo rispetto al 2011, quando le persone di difficile reperimento erano ben 116.950. Crollati ora del 40% e oltre.
(Fonte: g. str., Corsera 24-11-2012)