RICERCA. VALUTAZIONE. COMUNQUE INDISPENSABILE ANCHE SE MIGLIORABILE Stampa

L'agenzia ANVUR — di cui l'Italia si è dotata con un percorso bipartisan — per la valutazione delle istituzioni di ricerca e delle università ha formulato alcuni criteri per il primo livello di selezione (idoneità) dei docenti universitari, secondo una logica di miglioramento continuo suggerita anche dal Comitato di esperti per le politiche di ricerca (Cepr): i nuovi docenti devono essere al di sopra della mediana (cioè oltre la metà) di quelli già presenti, così da alzarne progressivamente il livello, e i valutatori devono essere autorevoli. Come strumenti di valutazione sono stati proposti, ove applicabili, indicatori già largamente utilizzati a livello internazionale per le discipline scientifiche e per i settori delle scienze sociali: i criteri bibliometrici (impact factor e H index).
La scelta di tali parametri è stata oggetto di un dibattito molto vivace negli ultimi mesi. In particolare, è stata aspramente criticata la scarsa autorevolezza delle riviste selezionate in alcuni settori al di fuori delle discipline scientifiche. Si tratta di critiche più che giustificate e condivisibili, e ci si augura che vengano introdotti rapidamente dei correttivi. Sarebbe però deleterio se queste polemiche fermassero la valutazione dei docenti universitari e degli atenei, indispensabile per attivare un sano meccanismo di premialità. La valutazione è per sua stessa natura imperfetta e perfettibile, e i criteri su cui si basa, in particolare quelli bibliometrici, non la sostituiscono ma sono strumenti di misura della qualità. In generale, sono convinto che ci si dovrebbe confrontare con le migliori esperienze internazionali, e su quanto nel nostro Paese viene già effettuato, ad esempio, da charities come Airc. Imparando da esse.
(Fonte: A. Mantovani, Corsera 03-11-2012)