UNIBO. IL RETTORE DIONIGI ALLA GUIDA DELL'ACCADEMIA DI LATINITÀ Stampa

Con il motu proprio Latina lingua il Papa Benedetto XVI ha istituito ieri la Pontificia Accademia di Latinità, nominando come presidente il rettore dell'Alma Mater Ivano Dionigi. L'insediamento ufficiale avverrà il 21 novembre a Roma in occasione di una premiazione per le sette preesistenti Accademie. Insieme a Dionigi, il Pontefice ha scelto anche don Roberto Spataro, docente di letteratura cristiana alla Pontificia Università Salesiana, come segretario dell'Accademia. Riconoscenza, ma anche un po' di preoccupazione. Sono questi i sentimenti con cui il rettore ha appreso la notizia della nomina. «È un po' come un ritorno a casa, alla mia prima natura, quella dello studioso di latino e della classicità —spiega —, si è rettore pro-tempore e professore in eterno. Ho un gran senso di riconoscenza, soprattutto guardando da chi proviene questo riconoscimento, e anche un po' di preoccupazione di essere adeguato al ruolo. Sono comunque sereno, perché credo di nuotare nelle mie acque e di poter dare un contributo in un momento in cui c'è un'anoressia culturale sempre più importante». Rettore dal 2009, Dionigi è un latinista molto noto, allievo di Alfonso Traina. Da oltre dieci anni promuove, attraverso il centro da lui fondato «La permanenza dei classici», le serate di lettura di autori classici in Santa Lucia. Due sono le «linee d'azione» che intende intraprendere fin da subito, a partire dalla promozione della conoscenza e dello studio della lingua latina in tutti i luoghi di formazione ecclesiastici e nei seminari, «i sacerdoti — dice — non possono non conoscere il latino». E poi, spiega Dionigi, «voglio gettare un ponte con la cultura laica, con l'università in primo luogo, un ponte tra la cultura classica e quella moderna». All'Accademia di Latinità, che dipende dal Pontificio consiglio della Cultura, Benedetto XVI affida un compito molto preciso. Addirittura «urgente», come lo stesso Pontefice spiega. «Nel contesto di un generalizzato affievolimento degli studi umanistici, si nota il pericolo di una conoscenza sempre più superficiale della lingua latina, riscontrabile anche nell'ambito degli studi filosofici e teologici dei futuri sacerdoti. D'altro canto —osserva il Papa — proprio nel nostro mondo, nel quale tanta parte hanno la scienza e la tecnologia, si riscontra un rinnovato interesse per la cultura e la lingua latina, non solo in quei continenti che hanno le proprie radici culturali nell'eredità greco-romana».
(Fonte: M. Ama., Corriere di Bologna 11-11-2012)