RECLUTAMENTO. PROBLEMI E PROCEDURE DOPO LA LEGGE GELMINI Stampa
La legge 30 dicembre 2010, n. 210 (legge “Gelmini”) parte da un obiettivo in sé condivisibile, ma lo realizza con modalità discutibili. Lo scopo principale della riforma sembra essere quello di responsabilizzare effettivamente tutti gli attori del sistema universitario nella direzione del perseguimento delle molteplici missioni oggi affidate e/o affidabili alle istituzioni accademiche, limitando le tendenze ad adottare comportamenti opportunistici dominati dai conflitti d’interesse e a instaurare circoli viziosi. Tuttavia, le soluzioni prescelte dal legislatore hanno generato enorme confusione negli atenei, soprattutto perché la disciplina è formulata sovente in modo alquanto nebuloso ed astruso. Ma non solo. La parte della legge dedicata alla governance delle singole istituzioni universitarie è poco dettagliata proprio quanto agli aspetti più strategici, lasciando campo libero alla fantasia normativa di ogni singola sede. Sicché l’esperienza in atto dimostra come le varie università stiano procedendo in modo differente rispetto ai desideri dei legislatori. Da questa premessa parte la corposa nota di A. Bellavista che tratta “Il reclutamento dei professori e dei ricercatori universitari dopo la legge Gelmini” analizzando i seguenti temi:  La nuova disciplina del reclutamento. La doppia fase – Luci e ombre dell’abilitazione scientifica nazionale – La commissione per l’attribuzione dell’abilitazione scientifica nazionale - L’Anvur - Il problema del precariato universitario. Collegamento ipertestuale al testo dell’articolo.
(Fonte: A. Bellavista, roars 21-10-2012)