RICERCA. VALUTAZIONE DEI LAVORI NON SCIENTIFICI Stampa
Nel Research Excellence Framework (REF) 2014 (l’equivalente britannico della Valutazione della Qualità della Ricerca italiana) una parte importante e molto costosa dell’attività di valutazione consiste nella valutazione dei lavori “non scientifici”, di cui si vuole l’impatto, cioè “an effect on change or benefit to the economy, society, culture, public policy or services, health, the environment or quality of life, beyond academia” (REF 2014 part 3 sect 3). Cioè l’agenzia di valutazione inglese non si propone di sfrondare alcunché, ma di capire gli effetti del lavoro non scientifico svolto dai ricercatori. La produzione non scientifica può consistere infatti in una (questa sì!) meritoria opera di divulgazione scientifica, disseminazione di risultati consolidati, predisposizione e diffusione di regole e informazioni rivolta ai professionisti e così via. Gli articoli di John D. Barrow che divulgano la matematica, quelli degli economisti che scrivono sui quotidiani, gli articoli dei giuristi o dei commercialisti che scrivono per i professionisti e così via, sono socialmente utili, ma non per questo sono scientifici, nel senso del Manuale di Frascati che stabilisce la metodologia per raccogliere e utilizzare dati sulla ricerca e sviluppo nei paesi membri dell'Ocse.
(Fonte: A. Banfi et al., roars 22-10-2012)