RICERCA. NEL LIMBO DELL’INCERTEZZA IL “RIENTRO DEI CERVELLI” Stampa

Li ha riportati in Italia il programma Rita Levi Montalcini, costato 6 milioni di euro di fondi pubblici. Sono 23 ricercatori. C'è chi stava al Cern di Ginevra, chi stava negli Stati Uniti e faceva esperimenti sulle cellule staminali, chi a Londra disegnava un nuovo modello per il diritto tributario dell'Unione Europea, e chi in Germania, in Israele o nella Repubblica Ceca lavorava a importanti progetti in materie umanistiche, finanziati da grandi istituzioni. A gennaio del 2010 hanno superato un'esigente selezione e circa un anno dopo sono sbarcati a Milano, a Roma, ad Ancona, a Venezia, a Palermo... per insegnare nelle università italiane e, come si dice nel bando, "favorirne l'internazionalizzazione". Una delle condizioni che li avevano convinti era specificata nel bando stesso: un contratto di tre anni rinnovabile per altri tre e la possibilità, a sei anni dal rimpatrio, di usufruire di un canale riservato per una chiamata diretta su una posizione a tempo indeterminato, come quella di professore associato. "Non si tratta di nessun favoritismo, è un canale garantito dalla "legge Moratti" 230 del 2005, Art. 1, comma 9", precisano.
Oggi però quella sicurezza sta vacillando. A febbraio è stato lanciato il secondo bando del programma. E' uno degli ultimi atti della Gelmini, firmato a novembre del 2011 e pubblicato in Gazzetta Ufficiale tre mesi dopo, sotto l'egida di un nuovo governo e di un nuovo ministro. E in questo documento le premesse e le condizioni sono ben diverse: non si parla più di "Rientro di Cervelli", bensì di "Reclutazione di giovani ricercatori a tempo determinato". Ma, soprattutto, niente più garanzie sul rinnovo del contratto alla fine del primo triennio, anzi, si specifica la sua "non rinnovabilità" e si introduce l'obbligo di "superare l'abilitazione scientifica ai fini della chiamata nel ruolo di professore associato". "Hanno cambiato le carte in tavola e ora non siamo più sicuri di nulla", denunciano i 23 rimpatriati tra il 2010 e il 2011. In effetti, non è detto che anche loro debbano sottostare alle regole della seconda edizione del programma, ma nessuno ancora ha voluto rassicurarli. E da mesi chiedono spiegazioni al Ministero e al MIUR. Per ora l'unica risposta che hanno ottenuto è stata: "Abbiamo altre priorità".
(Fonte: C. Cucchiarato, La Repubblica 23-10-2012)