RIFORMA UNIVERSITARIA. IN RITARDO IMPORTANTI NORME Stampa

Dal nuovo modello di governance ai futuri corsi di dottorati di ricerca, dalla lotta agli sprechi passando per il merito e l'accreditamento di corsi e sedi, fino all'annoso capitolo del reclutamento fermo da oltre cinque anni, nessuna di queste norme è di fatto operativa. E se per alcune si tratta solo di attendere quel tempo necessario per l'effettiva entrata a regime, per altre, come l'accesso al ruolo della docenza, è a rischio il sistema stesso visto che il corpo accademico negli ultimi tre anni è sceso da oltre 60 mila a meno di 54 mila tra ricercatori e professori. Il tutto con una macchina dei concorsi che per ora ha solo riacceso i motori.
Il reclutamento
. Tra i nervi più scoperti della riforma universitaria c'è appunto quello del reclutamento. Uno degli ultimi tasselli del sistema approvato pochi giorni fa dall'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario è quello relativo gli indicatori della produttività scientifica degli aspiranti professori e dei commissari. La riforma universitaria, infatti, prevede che per essere abilitati i candidati dovranno superare la mediana (un indice statistico) del proprio settore concorsuale per il ruolo cui concorrono, quanto a produttività o indici bibliometrici (numero di citazioni dei propri scritti). Una norma che fin dalla sua emanazione ha prestato il fianco a diverse critiche e a ricorsi (c'è già quello dell'Associazione nazionale costituzionalisti). Secondo la critica, infatti, i dati su cui si calcoleranno le mediane sono poco affidabili e, soprattutto se le commissioni volessero, potrebbero darsi criteri diversi da quelli della mediana dell'Anvur. A questo si aggiunge l'elevata numerosità degli aspiranti (circa 30 mila) tanto che lo stesso ministro dell'università Francesco Profumo ha affermato che saranno date indicazioni preventive ai candidati sul superamento della mediana così da poter ritirare la domanda nei 15 giorni successivi la chiusura del bando. Ad attendere l'avvio dell'abilitazione c'è, infatti, un limbo accademico affollato: ci sono associati che puntano a diventare ordinari, ricercatori a tempo indeterminato che aspirano al ruolo considerato che la loro figura è a esaurimento, e poi assegnisti, dottorandi e contrattisti che ambiscono a una definizione più certa. E che per ora non avranno, perché anche per diventare ricercatori a tempo determinato gli atenei hanno per il 2012 le mani legate, in attesa che il Miur calcoli le rispettive quote di turn-over.
Merito e premialità e dottorato di ricerca
. Anche per il capitolo merito e premialità ci sarà da aspettare: è stato lo stesso Profumo ad affermare che l'accreditamento non dovrà essere come un procedimento autorizzativo eccessivamente prescrittivo, come invece prevedeva la norma originaria, sottolineando che dovrebbe essere facoltà degli atenei sottoporsi o no all'accreditamento. Anche la premialità per ora può attendere. Vista la ristrettezza di risorse generali, infatti, l'applicazione piena delle premialità nell'Ffo avrebbe tirato troppo la coperta dalla parte atenei virtuosi e scoprendo in modo drastico gli altri. Ancora per quest'anno quindi si è pensato a una sorta di calmiere prevedendo che nessuna università possa ricevere più dell'anno scorso, a prescindere dalla pagella ottenuta. Finito nel limbo infine il regolamento sul dottorato ricerca. Del provvedimento bocciato dal Consiglio di stato che prevede che i corsi di dottorato fossero legati a doppio nodo con il mondo del lavoro, non c'è più traccia nonostante la delega sia scaduta da oltre sei mesi.
(Fonte: B. Pacelli, ItaliaOggi 23-08-2012)