ABILITAZIONE SCIENTIFICA. UN SISTEMA PROCEDURALE PROBLEMATICO Stampa

La legge Gelmini non prevede alcun criterio particolarmente restrittivo per l’attribuzione dell’abilitazione scientifica nazionale: in teoria, se tutti i candidati di una disciplina superassero un determinato standard qualitativo, potrebbero essere tutti abilitati. Si tratta di una previsione che, ipocritamente, non tiene conto che, senza vincoli, il numero degli abilitati sarebbe estremamente elevato (ma perché mai i membri delle commissioni dovrebbero confliggere per fare una selezione quando questa selezione non è obbligata?). Di fronte a questo problema è intervenuta l’Anvur che, con uno dei decreti ministeriali più confusi della storia della Repubblica Italiana, ha cercato di porre un vincolo selettivo alle abilitazioni con l’introduzione del concetto di mediana da applicare sia agli aspiranti commissari sia ai candidati all’abilitazione. L’Anvur, attraverso una serie di indicatori bibliometrici e di attività scientifica, dividerà gli aspiranti commissari in due parti e solo il 50 per cento potrà aspirare a fare il commissario. Simmetricamente, solo i candidati che avranno un indicatore di attività scientifica superiore al valore mediano della fascia professorale per la quale vogliono concorrere potrebbero essere abilitabili. Complicato? No, solo confuso, perché come dimostrato ampiamente (www.roars.it) tutta la procedura è confusa (e variamente ricorribile in sede giurisdizionale): i dati su cui si calcoleranno le mediane sono poco affidabili e, soprattutto, stando al bando di concorso, se le commissioni volessero potrebbero darsi criteri diversi da quelli della mediana dell’Anvur (ma forse no!).
Ma c’è di più: il bando del concorso è davvero stupefacente su molti punti. Basta ricordarne uno tra tanti, e cioè lo spazio temporale concesso ai candidati per fare domanda: dal 27 luglio al 20 novembre. Quasi quattro mesi, un periodo di tempo mai visto nella storia dei concorsi pubblici italiani. Elemento che risulta ancora più bizzarro se si tiene conto che i commissari, stando alle regole vigenti, avranno solo tre mesi di tempo per esprimere i giudizi finali: un lasso di tempo davvero stretto, se si pensa che in molti settori concorsuali il numero dei candidati sarà tale che i commissari potrebbero trovarsi a dover leggere decine di migliaia di pagine. Il ministro dovrebbe rendere ragionevole la tempistica delle commissioni (bastano due parole di emendamento alla legge Gelmini che diano per lo meno 6 mesi di tempo ai valutatori) e chiarire definitivamente se la “mediana” è vincolante o non per essere abilitabili.
(Fonte: G. Capano, Europa 01-08-2012)