RIFORMA DELLA PROFESSIONE FORENSE E NUOVO PERCORSO UNIVERSITARIO PER I FUTURI AVVOCATI. NE PARLA IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA Stampa

«La riforma forense è il mio grande pensiero per l'estate... È un passo molto importante perché gli avvocati sono tanti e si aspettano (dal ddl pendente in commissione Giustizia della Camera, ndr) una legislazione che possa sottolineare e regolamentare il loro insostituibile ruolo».
Finora dai suoi colleghi avvocati (siete più di 200 mila in Italia) lei ha ricevuto critiche aspre perché ritengono che il governo sia troppo rigido nell'imporre le linee guida impostate dal recente dpr sulle professioni.
«Io rispetto tutte le posizioni fin qui espresse, ma vorrei sottolineare come nella versione definitiva del decreto si siano accolte molte delle osservazioni formulate dalle associazioni di categoria. Rilevo poi che nel Paese c'è un'esigenza molto sentita che riguarda la formazione dell'avvocatura. L'Italia ha bisogno di un'avvocatura preparata, che sia all'altezza di un ruolo costituzionalmente riconosciuto».
A volte, i neolaureati interpretano la professione forense come un ripiego. Scelgono di fare gli avvocati magari dopo aver fallito su altri fronti.
«Eccolo il punto. Qui c'è un'esigenza precisa che riguarda la riforma delle modalità di accesso alla professione forense. Insieme al ministro Profumo vogliamo lanciare l'idea di un nuovo percorso di formazione per gli avvocati. Chi aspira ad esercitare questa professione, infatti, dovrebbe decidere il suo futuro fin dagli anni dell'università. Per evitare che si scelga di fare l'avvocato come ripiego, magari dopo aver fallito un concorso, è auspicabile un percorso universitario diviso in due fasi: un triennio uguale per tutti e un biennio di specializzazione in cui si aprono in alternativa le strade dell'avvocatura, del notariato, della magistratura».
(Fonte: intervista al ministro Severino, Corsera 12-08-2012)