STUDENTI. REGOLE PIÙ EFFICIENTI PER RIDURRE I RITARDI NEL PERCORSO UNIVERSITARIO Stampa

La particolare numerosità dei fuori corso e la perdurante, elevata età media dei laureati della riforma 3+2 (nel 2009, 26.1 e 25.2 anni nel segmento maschile e femminile dei laureati triennali, e 26.8 e 26.5 anni nei due segmenti dei laureati biennali) inducono, da sole, a sospettare che i ritardi non siano solo colpa degli studenti. La consistenza dei ritardi, insomma, non può significare che la massa degli studenti italiani non si impegna. Qualche generale carenza organizzativa deve aver pur pesato in questi esiti! Tra le principali, tradizionali carenze organizzative del nostro sistema va collocato lo scarso coordinamento tra gli insegnamenti di ciascun corso di studi, uno scarso coordinamento che ha reso troppo spesso i singoli corsi di studio più complessi e difficili di quanto il loro specifico obiettivo formativo richiedeva. La mancanza di coordinamento, la decisione individuale del singolo professore su ampiezza e peso del proprio insegnamento, metri di valutazione degli studenti molto diversi, rimangono tratti diffusi e pesanti della nostra università, espressione diretta della circostanza che gli equilibri di natura corporativa prevalgono sui disegni complessivi. Un’interpretazione eccessivamente dilatata della libertà di insegnamento – occorre anche riconoscere – ha fornito inoltre un supporto in punto di principio alle carenze di coordinamento all’interno dei corsi di studio. La riforma degli ordinamenti didattici, il cosiddetto 3+2, non è riuscita a superare davvero questi aspetti, ma per certi versi li ha ulteriormente alimentati. Dalla prima stesura della riforma nel 1999, alla successiva correzione del 2004 e ai vincoli che via via sono stati imposti agli atenei per frenare la proliferazione dei corsi di laurea e la frammentazione degli insegnamenti, la struttura per corporazioni del nostro sistema universitario rimane sostanzialmente intatta. Ricondurre la durata effettiva dei corsi di laurea alla durata teorica richiede non solo maggiore impegno e disciplina da parte degli studenti, ma anche regole più efficienti. Per quanto riguarda gli studenti, stabilire che gli esami non possono esser ripetuti (come è invece possibile oggi) un numero qualunque di volte o ammettere un limitato numero di anni di fuori corso (con eventuali proroghe per studenti lavoratori) non farebbe salire le tasse universitarie, ma gioverebbe molto alla serietà dell’organizzazione.
(Fonte: P. Potestio, roars 03-08-2012)