COME RAFFORZARE IL SISTEMA UNIVERSITARIO: CREARE POCHE UNIVERSITÀ «SPIN-OFF» IN CUI CONCENTRARE I MIGLIORI TALENTI Stampa

Il sistema universitario italiano si è sviluppato in un contesto normativo privo di quei meccanismi competitivi che, da una parte, stimolano il miglioramento e la differenziazione qualitativa e, dall’altra, rappresentano un antidoto alle pratiche clientelari. Il modo più efficace e rapido per rafforzare il sistema universitario italiano sarebbe quello di creare poche università «spin-off», distribuite uniformemente per area geografica, in cui concentrare i migliori talenti oggi dispersi nell'intero sistema ricerca. Come accade in altri Paesi, queste «università top» potrebbero sviluppare in breve tempo una reputazione in grado di calamitare altri docenti di talento, i migliori studenti, il management più capace e abbondanti risorse, dall'Italia e dall'estero. I risultati della ricerca e la qualità dei laureati attirerebbero sul territorio imprese high-tech e capitale di rischio in misura molto maggiore di quanto non accada al momento con le università indifferenziate, inducendo così tassi di sviluppo economico che studi su casi stranieri dimostrano nettamente superiori alla media nazionale. Abbiamo simulato la creazione di un'università «spin-off», costituita dagli accademici più produttivi delle tre maggiori università romane - Roma La Sapienza, Roma Or Vergata e Roma Tre - e con le facoltà di matematica, fisica, chimica, scienze della Terra e ingegneria: questa istituzione si classificherebbe al primo posto in Italia per produttività di ricerca, tra le 83 attive nelle medesime discipline, con un valore superiore del 75% rispetto a quello delle prime università pubbliche e pari al triplo della media nazionale. La produttività media dello staff di ricerca (su una scala da O a 100) sarebbe 89 contro 70 delle migliori università italiane e 49 della migliore romana. Il 59% dei 247 accademici della nuova università si collocherebbe al top 10% per produttività scientifica, mentre nella migliore università pubblica (una delle sei Scuole Superiori) la percentuale non supera il 32%. Il costo di un'operazione simile sarebbe minimo, trattandosi di meri trasferimenti, che permetterebbero, quindi, l'utilizzazione di infrastrutture che sono già esistenti.
(Fonte: G. Abramo e C. A. D'Angelo, La Stampa 25-07-2012)