REVISIONE DELLA SPESA PUBBLICA. ENTI DI RICERCA Stampa

Il decreto sulla spending review prevede la soppressione dell'INRAN, l'Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione. Il taglio comporterà "il rischio di perdere di 80 posti di lavoro, la dispersione di un patrimonio di ricerca scientifica e l'eredità culturale di un ente che esiste dal 1939 e che ha strutturato la dieta mediterranea". E' quanto afferma Laura Rossi, ricercatrice dell'Istituto. “Le attività dell'istituto è previsto che passino al CRA, il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, ma non ci sono ancora precisazioni sul destino soprattutto dei precari. "Abbiamo 80 precari, ricercatori con contratto a tempo determinato - aggiunge Rossi - che rischiano di passare da un processo di stabilizzazione al licenziamento". L'INRAN realizza ogni 10 anni le linee guida per una sana alimentazione e la prossima revisione era prevista per il 2013 ma, con la soppressione, le nuove linee guida rischiano di non vedere mai la luce, così come rischiano di essere interrotti i progetti avviati con le scuole in tutta Italia, per combattere l'obesità infantile. Il decreto prevede anche un taglio del 10% della pianta organica del personale amministrativo, "pari a 50 persone - precisa Roberto Albanese, amministrativo INRAN – ed è dal 1986 che non sono più stati fatti concorsi pubblici e si è proceduto con assunzioni di precari e persone che ci lavorano da 15 anni non si sa che fine faranno".
Ma, se gli altri istituti di ricerca restano in piedi, arrivano tagli - relativi ai soli istituti dipendenti dal MIUR - per 19 milioni nel 2012 e 102 milioni per il biennio 2013/2014. E sarà l’INFN (Istituto nazionale di Fisica nucleare) (meno 9,1 milioni nel 2012 e 24,4 nel 2013 e nel 2014), appena reduce dagli onori per la scoperta del Bosone, il più penalizzato. Segue, nella classifica degli istituti di ricerca che contribuiranno di più al risanamento del bilancio dello stato, il CNR che perderà complessivamente 38 milioni di euro in tre anni. Il taglio a regime dal 2013 per l'ISTAT è di 3 milioni di euro, per l'ENEA di  6 milioni e mezzo di euro, per l'ISFOL 5 milioni di euro, per l'ISPESL 5 milioni e mezzo, l'ISS oltre 5 milioni di euro. E i tagli ai budget colpiranno altri istituti: l'Agenzia spaziale italiana, l'Istituto nazionale di astrofisica, l'INGV - l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia - quello di Oceanografia e geofisica sperimentale e e anche l'INVALSI, l'Istituto nazionale per la valutazione del sistema d'istruzione. In tutto, il taglio sui bilanci dei centri di ricerca - anche quelli dipendenti da altri ministeri - ammonterà a 210 milioni.
A proposito della “spending review” per gli enti di ricerca, dovrebbe essere chiaro che per risparmiare soldi nella ricerca è necessario che il ricercatore disponga di fondi pur limitati ma certi (dopo una veloce e trasparente valutazione di merito) e che questo si può ottenere attraverso il tipo di coordinamento esercitato da istituti come l’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare) e come era l’INFM (Istituto Nazionale di Fisica della Materia). Per concludere il primo passo di una seria “spending review” per la ricerca in Fisica dovrebbe essere quello di proporre un’unificazione di tutte le ricerche in Fisica in un unico Istituto Nazionale di Fisica, con vertici scientifici espressi dalla comunità scientifica dei fisici. Anche i finanziamenti alla fisica attualmente amministrati dallo IIT (a discrezione dei vertici scientifici di questo istituto) dovrebbero, a rigore, confluire nell’Istituto Nazionale di Fisica. Non dobbiamo dimenticare che finanziamenti diretti o indiretti alla Fisica ed Astrofisica rappresentano oltre la metà dei finanziamenti pubblici alle scienze di base. La posta in gioco è quindi certamente non trascurabile. Se tuttavia il Governo non è ancora in grado di promuovere un passo così ampio (togliere cioè un N all’INFN) dovrebbe quanto meno essere ripristinata l’autonomia dell’INFM e dovrebbe essere rivisto il ruolo dello IIT nel finanziamento della Fisica della Materia. Si dà il caso che il Ministro competente per gli enti di ricerca ed il Vice Ministro dell’Economia siano rispettivamente un ex presidente del CNR ed un ex presidente dello IIT. Ambedue hanno quindi eccezionali competenze per intervenire su questi problemi.
(Fonti: ANSA 09-07-2012; A. Figà Talamanca, roars 09-07-2012)