MANCATO RICONOSCIMENTO DELLE ABILITAZIONI STRANIERE PER LA PARTECIPAZIONE AI CONCORSI DI PROFESSORE UNIVERSITARIO Stampa
“Ci facciamo sempre riconoscere per la nostra arretratezza, ma il mancato riconoscimento delle abilitazioni straniere per la partecipazione ai concorsi di professore universitario, in Italia, è un vero e proprio autogol. Un modo per dire ai nostri talenti ‘restate fuori’, invece di porre un freno che dovrebbe essere scontato all'emorragia di cervelli di cui soffre il nostro Paese”. Lo dichiara, in una nota, Giulia Rodano, responsabile nazionale Cultura e Istruzione di Italia dei Valori, che continua: “L’anomalia tutta italiana sta nel fatto che, contrariamente alla normativa europea, la legge Gelmini stabilisce che possono partecipare ai concorsi banditi dagli Atenei solo studiosi ‘stabilmente impegnati all'estero’, escludendo quanti hanno la qualifica corrispondente, pur non essendo ancora entrati nel ruolo accademico. C'è una direttiva del Parlamento europeo del 2005, ratificata dall'Italia nel 2007, su cui si sono espressi anche il TAR del Lazio e la Corte di Giustizia delle Comunità Europee: la comparazione deve avvenire tra le qualifiche o abilitazioni professionali e non tra le semplici posizioni accademiche di chi già inserito nell'Università. Questo equivoco spedisce praticamente all'estero in maniera definitiva tutti quegli italiani che hanno intrapreso un percorso di studi e formazione e che magari vorrebbero rientrare in Italia. A loro, in questo modo, non basta, infatti, essere abilitati, ma devono già esercitare il ruolo essere appunto stabilmente impegnati. Chi glielo fa fare allora di tornare in Italia?”
(Fonte 27-06-2012)