RENDERE PUBBLICHE LE VALUTAZIONI INDIVIDUALI DI ALCUNI LAVORI SCIENTIFICI DEI DOCENTI UNIVERSITARI? Stampa
I professori Andrea e Pietro Ichino (Corriere della Sera, 14 giugno) chiedono che alcuni passi intermedi del processo di valutazione di intere istituzioni, passi che consistono in una valutazione di alcuni lavori scientifici dei professori, siano resi noti per consentire anche a chi non è competente della materia, un giudizio sull’attività scientifica dei professori. Giustamente il Presidente dell’Agenzia di Valutazione non ha aderito a questa richiesta, perché le inevitabili semplificazioni ed arbitri che si compensano in una valutazione collettiva, non sono tollerabili per una valutazione individuale. Possiamo aggiungere che nessuna valutazione individuale di un funzionario pubblico può basarsi su giudizi anonimi che non consentono di replicare. Invece sono proprio i giudizi di “anonimous referees” (letteralmente: arbitri anonimi) che vengono utilizzati dall’ANVUR. Non parliamo poi della pratica (giustificata per i grandi numeri) di giudicare un lavoro scientifico sulla base di una possibile graduatoria delle riviste, magari basata su un indice statisticamente criticabile e facilmente manipolabile come il cosiddetto “Impact Factor”. Infine, mentre è  sensato che una valutazione collettiva prenda in esame, per ogni autore, solo tre articoli degli ultimi anni, questa limitazione non ha più senso per le valutazioni individuali. In quanti articoli e con quale continuità si registrino i risultati della ricerca scientifica di un individuo dipende dalle caratteristiche della ricerca e dallo stile individuale. Fa bene quindi l’ANVUR a resistere a richieste demagogiche.
(Fonte: A. Figà Talamanca, roars 15-06-2012; si veda anche “il dibattito sulla trasparenza della valutazione della ricerca universitaria” nel sito di Pietro Ichino)