RdRU. CRITICA DEL CUN ALLA BOZZA Stampa

Il CUN in una mozione del 5 giugno, avendo appreso dai mezzi di informazione della probabile presentazione da parte del Ministro Prof. Francesco Profumo di concerto con il Governo di un provvedimento legislativo nel quale sono ricomprese norme sull’università, sulla base dei testi finora disponibili e riservandosi una successiva analisi di dettaglio su testi ufficiali, rileva con preoccupazione che tali provvedimenti accrescerebbero la disorganicità e la complessità delle disposizioni in materia di università, modificate troppo spesso sulla base di esigenze  particolaristiche, ovvero tanto intricate da risultare incomprensibili, incomplete o contraddittorie, con la conseguenza di diffondere tra gli operatori ulteriore incertezza nel futuro e di favorire quei comportamenti opachi, opportunistici o elusivi che si vorrebbero contrastare; esprime preoccupazione per gli ipotizzati interventi di revisione o sospensione dell’Abilitazione Scientifica Nazionale e per la sua riduzione a sole verifiche quantitative su indici bibliometrici, nonostante che la legge, tuttora vigente, prescriva “un motivato giudizio fondato sulla valutazione analitica dei titoli e delle pubblicazioni scientifiche” e che questa sia la procedura osservata in tutti i migliori contesti internazionali; ricorda al Ministro di aver suggerito, più di un anno fa e dopo un lungo confronto con le comunità scientifiche, che aveva consentito lo stabilirsi di un ampio consenso, una serie di criteri e parametri per regolare l’attività delle commissioni giudicatrici senza limitarne l’autonomia e la responsabilità scientifica, l’adozione dei quali avrebbe probabilmente permesso il varo dell’Abilitazione Scientifica Nazionale nei tempi prescritti dalla legge; osserva che l’ipotesi di sottrarre all’autonomia e alla responsabilità di ogni singolo ateneo la nomina delle commissioni per le assunzioni di personale docente, renderebbe impossibile la stessa valutazione della qualità dei suoi risultati, strumento fondamentale di governo e di miglioramento del sistema e rileva altresì che s’introdurrebbe, per la prima volta in tali procedure, una netta differenziazione tra università statali e non statali; ritiene altrettanto preoccupante la continua e incontrollabile estensione, a casi sempre più specifici e diversi, di procedimenti di assunzione per chiamata diretta tendenti a evitare le selezioni basate su valutazioni comparative del merito; segnala l’effetto negativo sui troppi giovani precari della ricerca universitaria eventualmente prodotto dall’abolizione dell’impegno preventivo delle singole università ad assumere come professori associati quei ricercatori a tempo determinato di tipo b che avessero conseguito l’abilitazione e la cui attività fosse stata valutata positivamente dal loro ateneo e segnala altresì che la frammentazione su base annuale dei contratti di ricercatore a tempo determinato avrebbe effetti negativi sulle condizioni di lavoro dei giovani precari e quindi sulla qualità della ricerca prodotta; teme che le nuove prove di orientamento e ammissione agli studi universitari, già estese dalla normativa vigente a tutti gli immatricolandi quale verifica dell’adeguatezza della preparazione iniziale, possano trasformarsi, in assenza d’indicazioni sulle conseguenze dei risultati, in una surrettizia e generalizzata limitazione degli accessi; si rischia in tal modo di ridurre il numero già modesto degli studenti universitari italiani, e comunque di non contribuire a un loro migliore orientamento e al rafforzamento delle loro conoscenze di base; registra con rammarico che ancora una volta si tenti di modificare la normativa universitaria sulla base di critiche largamente ingiuste nella loro genericità e di intenti punitivi nei confronti del mondo universitario, senza tener in alcun conto che questo da anni sopporta tagli pesanti in termini di risorse finanziarie, umane, giovanili, infrastrutturali e persino di speranze, ma, ciò nonostante, continua ad assicurare al Paese una formazione avanzata di ottimo livello e un’attività di ricerca che tiene ancora il passo con gli standard internazionali; esprime disagio nel metodo, per non essere stato consultato su tale materia quale Organo che rappresenta democraticamente l’intera complessità e articolazione del sistema universitario nazionale; a maggior ragione perché il Ministro aveva recentemente chiesto ufficialmente al Consiglio medesimo di monitorare l’applicazione della legge 240/10 e di suggerirne eventuali modifiche, esprime altresì disagio perché si cerca di rispondere alle difficoltà proposte dall’applicazione della legge n.240/10 e alle debolezze del disegno in essa accolto, con soluzioni estemporanee e non di sistema; chiede con forza al Ministro e al Governo un ripensamento generale del provvedimento in questione, e l’adozione di una politica universitaria che riaffermi l’autonomia costituzionalmente riconosciuta all’università, la chiara responsabilizzazione dei decisori a tutti i livelli, una stringente valutazione della qualità dei risultati, una nuova politica di investimenti per la ricerca e per i giovani, e richiede al Ministro di voler quanto prima confrontarsi con il CUN sui temi del provvedimento in corso di stesura.
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